Per Enrico Rossi sarebbe ingiusto che a pagare fosse “l’anello debole”. Il gesto suggerito dall’Associazione Stampa Toscana
Il 26 ottobre 2015 il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha ritirato la querela per diffamazione che aveva presentato contro una giornalista free-lance per un suo articolo sui conti della Asl di Massa e Carrara, pubblicato sul quotidiano Libero. Lo ha fatto su invito dell’Associazione Stampa Toscana, la quale ha sottolineato che l’autrice dell’articolo è una collaboratrici esterna, ha poche garanzie e non ha alcuna responsabilità né per la formulazione del titolo né per l’impaginazione vistosa. Ne ha dato notizia l’agenzia ANSA.
“È ingiusto – ha spiegato Rossi – che paghi l’anello debole della catena. Abbiamo bisogno di un’informazione che faccia il suo lavoro con scrupolo e correttezza ed è giusto – ha aggiunto – che ognuno possa tutelare la sua immagine anche di fronte a un giudice. Ma non è giusto che a pagare per eventuali responsabilità sia l’anello più debole della catena, come troppe volte accade: il cronista, spesso free-lance per pochi euro al pezzo, piuttosto che l’editore, il direttore o comunque chi, contrattualizzato e magari con qualifiche pesanti, ha fatto determinate scelte”.
Così, con una valutazione che mette insieme un richiamo a un giornalismo professionale e deontologicamente corretto e la consapevolezza di una realtà del lavoro nelle redazioni caratterizzata da un alto livello di precariato e da compensi iniqui, Rossi ha deciso di ritirare l’azione per risarcimento danni nei confronti di una free-lance toscana, raccogliendo in questo senso un invito formulato dall’Associazione Stampa Toscana, in relazione alla difficile situazione economica e professionale della giornalista in questione.
“La decisione – sottolinea Enrico Rossi – è ovviamente a prescindere da ciò che è stato detto e scritto su quella vicenda. Ma nonostante tutto non può essere un collaboratore esterno a dover pagare per una linea editoriale o per un titolo. Credo che questa mia decisione manifesti un grande rispetto nei confronti del lavoro giornalistico e soprattutto nei confronti dei giornalisti più giovani che, malgrado le loro qualità, fanno fatica a costruirsi una dignitosa prospettiva lavorativa. È una realtà che conosco, perché molti di loro li vedo alle conferenze stampa. E perché anch’io, in effetti, ho cominciato il mio percorso come giornalista, in tempi peraltro in cui i collaboratori erano trattati perfino meglio. La loro realtà è un caso esemplare di come meriti e capacità professionali non trovino ancora un adeguato riconoscimento in Italia. A editori, organizzazioni professionali, istituzioni, ciascuno per la sua parte, il compito di costruire un futuro diverso”.
Il presidente dell’Associazione stampa toscana Sandro Bennucci e il consiglio direttivo dell’Ast, “anche a nome di tutti gli iscritti al sindacato”, ringraziano il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, “per la sensibilità dimostrata, anche in questa occasione, ritirando una querela a una giornalista precaria”.
“Indipendentemente dal merito della querela, riguardante un articolo sulla vicenda dell’Asl di Massa – si legge in una nota del sindacato – l’Ast aveva rivolto l’appello a Rossi affinché valutasse l’opportunità di non procedere contro una giornalista che non aveva deciso né il titolo né la posizione del pezzo in pagina e che non è coperta dalle tutele derivanti dall’assunzione come articolo 1, cioè del redattore a tempo indeterminato. L’Ast apprezza il gesto di Rossi e lo considera come un esempio per tutta la classe politica, soprattutto nel momento in cui si stanno discutendo in Parlamento norme restrittive anche del diritto di cronaca. Il presidente della Regione Toscana, da sempre vicino ai problemi di chi esercita la professione del giornalista, ha dimostrato che non può essere il free-lance, o il collaboratore esterno, o colui che non è più tutelato perché magari il suo giornale nel frattempo ha chiuso, a dover pagare per tutti”.
RDM