ANKARA – Recep Tayyip Erdogan sotto accusa dopo la strage di Ankara di sabato, il più grave attentato nella storia della Turchia. L’opposizione attacca ferocemente il presidente, additandolo come il responsabile del massacro, a tre settimana dalle elezioni politiche del 1 novembre.
“Lo Stato ha attaccato il popolo. Le condoglianze dovrebbero andare al popolo, non a Erdogan” ha scritto ieri su Twitter Selahattin Demirtas, capo del Partito democratico dei popoli (Hdp) filocurdo.Ieri più di diecimila persone hanno raccolto l’appello dei movimenti che avevano convocato sabato la “marcia per la pace”, raccogliendosi ad Ankara nei pressi della piazza dove almeno 97 persone hanno trovato la morte per una doppia esplosione che il governo attribuisce a due attentatori kamikaze. La folla ha preso di mira il presidente e il governo, che secondo i manifestanti non hanno saputo, o voluto, evitare la strage, non garantendo la sicurezza della manifestazione di sabato. “Erdogan assassino”, “lo Stato ne renderà conto” hanno scandito i manifestanti circondati da un imponente schieramento di polizia. “I nostri cuori sanguinano, ma non agiremo con spirito di vendetta od odio” ha detto alla folla Demirtas.
“Aspettiamo il 1 novembre” ha detto “allora cominceremo a operare per rovesciare il dittatore”.Le esplosioni di due ordigni, riempiti di biglie d’acciaio per massimizzare la devastazione, hanno sconvolto sabato mattina, nei pressi della stazione di Ankara, la manifestazione appena iniziata dei partiti, dei sindacati e delle ong vicini alla causa curda, che chiedevano la fine delle sanguinose ostilità tra l’esercito e ribelli Pkk, riprese a luglio dopo più du due anni di tregua. Il premier islamico conservatore Ahmet Davutoglu ha decretato tre giorni di lutto nazionale.Da molte settimane c’è forte tensione tra il potere e l’Hdp, in vista della scadenza elettorale, mentre si moltiplicano le violenze nel sudest a maggioranza curda. In vista del voto, Erdogan ha attaccato con virulenza il partito filocurdo, accusato di “complicità” con i “terroristi” del Partito dei lavoratore del Kurdistan (PKK). Anche ieri al stampa vicina al governo ha lanciato la pista curda per l’attentato di sabato. L’opposizione accusa invece Erdogan di gettare benzina sul fuoco del conflitto curdo per attrarre i voti dei nazionalisti.
Nel frattempo si inasprisce il rapporto con il popolo curdo. Oggi un poliziotto è stato ucciso in un attacco sferrato dal Pkk contro un veicolo corazzato nella provincia di Diyarbakir nel sudest della Turchia. Un gruppo di militanti curdi del Pkk ha sparato contro un checkpoint della polizia nel distretto di Ergan. Ne è seguito uno scontro a fuoco. Ferito il poliziotto O.G., che è morto successivamente in ospedale per le ferite riportate. L”Anadolu riferisce che la polizia ha dato il via a un’operazione di ricerca nella regione per catturare i militanti del Pkk. Proprio sabato il Pkk aveva annunciato un cessate il fuoco unilaterale per permettere lo svolgimento di “elezioni eque e giuste” il prossimo primo novembre, ma evidentemente la situazione è ormai fuori controllo.
Fermiamo la vita
Nel frattempo oggi e domani sono state organizzate proteste in tutto il Paese. «Fermiamo la vita» è lo slogan con il quale centinaia di migliaia di turchi si asterranno dalle loro attività quotidiane in solidarietà con le famiglie delle vittime della strage di Ankara e per partecipare alle decine di manifestazioni organizzate in tutto il Paese. A proclamare due giorni di sciopero erano state inizialmente alcune sigle di categoria, tra cui la più grande associazione dei medici turchi (Ttb), che rappresenta l’80% dei dottori, quella di ingegneri e architetti (Tmmob) e i sindacati del settore pubblico e privato Kesk e Disk. Ieri si è aggiunta la mobilitazione di cittadini comuni, che attraverso l’hashtag #HayatiDurduruyoruz, appunto «fermiamo la vita», hanno deciso di annullare diversi corsi universitari e appuntamenti di lavoro. Inoltre, l’invito è a esporre drappi neri in case, luoghi di lavoro e auto in segno di lutto. Oltre ai funerali di alcune delle vittime, anche oggi sono previste manifestazioni in tutta la Turchia per ricordare la strage. Il governo aveva proclamato tre giorni di lutto nazionale che si concluderanno domani.