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Corrado Augias: “Le ‘mie’ ultime 18 ore di Gesù”. Intervista a Corrado Augias

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Dopo le fortunate inchieste sul cristianesimo, su Maria e Gesù di Nazareth, ne «Le ultime 18 ore di Gesù» (Einaudi, pagine 246, euro 20), Corrado Augias ricostruisce il processo che portò alla crocifissione di Cristo. Ne abbiamo parlato con l’autore.

Le ultime ore della vita di Gesù sono sempre state un racconto avvincente e tutti conoscono il finale. Sembrerebbe una scelta ardita pubblicare un libro “già scritto”. Lei delinea però nuovi scenari attraverso documenti e un pizzico di fantasia. Da quali fonti ha attinto per scrivere quest’ultimo suo lavoro: metà saggio e metà romanzo.
Ho utilizzato le consuete fonti come i quattro vangeli canonici, i numerosi vangeli apocrifi e in modo particolare mi sono rifatto al vangelo di Giuda che è stato molto utile per poter riscostruire la storia di quelle ultime ore e i personaggi che ne sono stati i protagonisti. Altre fonti storiche utilizzate sono quelle classiche: Giuseppe Flavio, Tacito, Filone d’Alessandria. Fonti però sommarie e spesso incomplete. Per questo motivo ho voluto integrarle a modo mio con un pizzico di fantasia per raccontare la “mia” storia di Gesù e quella di alcuni personaggi a lui vicini, trascurati e poco raccontati dai vangeli.

Quali?
Un personaggio fondamentale solamente citato e mai raccontato nei testi sacri, è Giuseppe. Il padre di Gesù, uomo che nei vangeli non dice mai una parola. Rappresentato come una figura sbiadita, una semplice vittima di un avvenimento metafisico, spirituale, celeste. Ho cercato invece di raccontare una figura diversa, di dar vita a quell’uomo, ad un padre che vede il proprio figlio giovanissimo venir arrestato e ucciso. Lo stesso ho voluto fare per la madre di Gesù: Maria. Un personaggio quasi “scolorito” nelle Scritture e oggi figura fondamentale per la chiesa cattolica. Nei vangeli Miriam dice solamente tre frasi e Paolo addirittura non la cita mai. Una Mater dolorosa ai piedi della croce dove giace suo figlio, affranta ma sempre silenziosa, quasi una comparsa, nel dolore. Nel mio libro ho deciso di far emergere la figura di una donna ebrea, di una madre, questa volta protagonista delle traversie di quelle ore concitate mentre accompagna suo figlio incontro alla tragico destino che lo attende. Mi sono concentrato anche su altre figure importanti come quella di Ponzio Pilato o quella di Barabba dando loro spessore narrativo».

Lei ha volutamente trattato le ultime 18-20 ore della vita di Gesù. Una tragica rappresentazione notturna: l’arresto in serata, la terribile notte di Gesù e la sentenza alle prime luci del mattino. La crocifissione nel pomeriggio.
Tutta la “Passione” di Gesù si svolge infatti di notte: Il Sinedrio, l’incontro con Ponzio Pilato, poi Erode Antipa e di nuovo Pilato. Il fatto che le ultime ore di vita di Gesù siano avvenute essenzialmente nell’oscurità ha aggiunto un connotato di sinistra concitazione all’intera vicenda. Ho cercato di farne, spero riuscendo, di fare leva su questa potente molla narrativa. Anche perché i personaggi che si “agitano” in quella terribile notte, sono poderosi, anche nella loro ridicolaggine, come Erode Antipa, un reuccio da burla che regna sulla Galilea e si trova a Gerusalemme, proprio come Pilato, solo per le celebrazioni della Pasqua.

Lei si è spesso interrogato sulla figura di Gesù, lo ha fatto in passato con lo storico del cristianesimo Mauro Pesce. In questo lavoro racconta anche la “sua” spiegazione sul perché Gesù viene condannato a morte?
Il libro che lei ha citato era una conversazione avvenuta con lo storico Mauro Pesce, dunque un saggio. Questo libro è un prodotto diverso, una storia di fantasia. Ma per risponderle: Gesù è condannato a morte perché da profeta disarmato sfida i due poteri forti che si contendevano la sovranità in Giudea e più largamente in Palestina in quegli anni, intorno al 30/35, e che vedono la forte occupazione militare sotto l’impero di Tiberio. La Giudea non ha un re; al contrario della Galilea, è sotto controllo diretto di un procuratore romano, l’odioso Ponzio Pilato. Dico odioso perché era un personaggio di levatura modesta, oltre che l’autore di errori clamorosi. Gesù sfida dunque i due poteri forti: quello dei sommi sacerdoti e quello di Roma, trovandosi di fatto in un imbuto senza via d’uscita. Se esaminiamo la storia di Gesù dal punto di vista politico, la vicenda è molto semplice. Un uomo sfida i due maggiori poteri presenti sul territorio in quell’epoca e dunque non può che finire sul patibolo. Potremmo vederla anche dal punto di vista “provvidenziale” dove le Scritture trovano adempimento attraverso l’immagine dell’Agnello di Dio. Una costruzione teologica dei fatti che per scelta ho voluto ignorare. Ho deciso di concentrarmi esclusivamente sulla vicenda umana e politica di Gesù. La storia e la vita di un uomo che ne delineano ancor più compiutamente la grandezza, in tutta la sua evidenza.

Eppure, caro Augias, lei non tralascia anche l’esegesi teologica e ridimensiona, smonta, alcune frasi dei vangeli. Ad esempio: “Tutto il popolo disse: il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli”.
La frase che lei ricorda è contenuta del vangelo di Matteo. Lo stesso papa Ratzinger, analizzando il testo, ha ribadito che non ha alcun fondamento storico. Non essendo cattolico, posso spingermi oltre: questa frase è stata scritta da Matteo o da chi per lui, proprio per accattivarsi l’attenzione e la benevolenza dei romani. Non dimentichiamoci che i vangeli sono stati scritti dopo il Settanta, ossia dopo la distruzione del secondo Tempio. La circolazione di questi testi avviene in un mondo completamente diverso dal punto di vista geopolitico e religioso, Gerusalemme non esiste quasi più e il dominio romano è ormai consolidato. Per benevolenza ai romani quella frase doveva scaricare la colpa sugli ebrei, manlevando le responsabilità avute da Ponzio Pilato.

Ha ricordato la sua attenzione per Giuda Iscariota, famoso per il tradimento attraverso il “bacio”.
Il bacio di Giuda, così come viene raccontato dalle Scritture, non ha alcun senso. E’ incomprensibile. Non si capisce per quale motivo Giuda avrebbe dovuto baciare Gesù, un uomo a tutti noto; entrato quattro giorni prima a Gerusalemme per condividere con i suoi seguaci la domenica delle palme. Tutti sapevano chi fosse Gesù, dove fosse solito riunirsi con i suoi discepoli per pregare, l’Orto del Getsemani, noto a tutti. Anche la questione del tradimento per denaro è risibile oltre ad essere raccontata in modo contraddittorio nei diversi vangeli. Giuda dev’essere visto come come “l’agente” che completa e rende possibile il disegno divino. Cosa che del resto dice anche Paolo, proprio nella Prima Lettera ai Corinzi.

Lei si definisce non credente, malgrado il suo afflato spirituale e la nota curiosità per la figura di Gesù.
Perché Gesù è un uomo che ha saputo mettere in gioco la propria vita, sino a perderla, per un ideale di rinnovamento. Ci sono sempre stati a memoria d’uomo esempi di grande determinazione. Per citarne solo due, Gandhi e Francesco d’Assisi. La storia di Gesù conserva quel fascino irresistibile dove radici, storia, cultura, filosofia e religione si intersecano. Potrei azzardare e dire che dal punto di vista letterario la vita di Gesù è certamente tra le storie più avvincenti che io abbia mai letto.

Fonte: Riforma.it


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