Sono arrivate anche le scuse di Obama per il “tragico errore”, ma non basta. Sul campo restano 22 morti, 12 operatori di MSF e 10 pazienti, tre dei quali bambini. E restano le macerie.
Le scuse tardive del Presidente americano, accompagnate dall’annuncio di un’inchiesta interna del Pentagono non cancellano il bombardamento dell’ospedale di Medici Senza Frontiere a Kunduz in Afghanistan.
Un attacco non solo contro l’ospedale – ha detto Joanne Liu, presidente internazionale di MSF – “ma contro le Convenzioni di Ginevra”, quelle Convenzioni che “governano le regole della guerra e sono state stabilite per proteggere i civili nei conflitti, compresi pazienti, operatori e strutture sanitarie” e che “portano un minimo di umanità in quella che altrimenti è una situazione inumana”.
Gli Stati Uniti hanno cambiato versione sul bombardamento, prima scaricando l’ordine sul comando militare afghano, poi ammettendo che la decisione era venuta dal comando statunitense.
Per questo MSF chiede l’avvio di un’esame indipendente sull’accaduto, affidandolo alla Commissione d’Inchiesta Umanitaria Internazionale, una Commissione creata dai Protocolli Aggiuntivi alle Convenzioni di Ginevra proprio per investigare le violazioni del Diritto Internazionale Umanitario, e che finora non è stata mai usata. Per farlo occorre che uno dei 76 Stati firmatari sostenga l’inchiesta.
Per questo MSF chiede che sia data ampia visibilità alla loro richiesta attraverso i media e i social, usando l’hashtag #indipendentinvestigation.
Per stabilire la verità e riaffermare lo status di protezione degli ospedali nei conflitti.
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