A mano a mano che si leggono atti giudiziari pubblici di processi in corso o appena finiti si ha modo di verificare direttamente quanto le intercettazioni siano importanti per consentire all’opinione pubblica di capire i meccanismi della politica. E’ questa la riflessione che viene spontanea se si ha modo di leggere, grazie all’articolo di un quotidiano, la telefonata che Alan Rizzi, capogruppo di Forza Italia al Consiglio Comunale di Milano, che parla negli ultimi giorni del 2013 con Mario Mantovani, vice presidente (sempre con Forza Italia) alla regione Lombardia.
Il 14 dicembre 2014 Rizzi matura la decisione di lasciare il gruppo forzista e di aderire al Nuovo Centro Destra di Angiolino Alfano che subito lo presenta in video-conferenza. Ma Mantovani si arrabbia e, dopo pochi giorni, decide di ritornare nel suo vecchio gruppo, dove diventa subito dopo vicecoordinatore regionale.
Ma perché ha deciso prima di andarsene e poi è subito ritornato? Lo spiega un’intercettazione legata all’arresto di Mantovani.
E’ il 22 dicembre 2013 e Berlusconi chiama Mantovani per discutere alcune segnalazioni che gli sono arrivate dal partito. Ed ecco l’uomo di Arcore che si vanta con Mantovani e gli chiede.” Hai sentito che Rizzi resta con noi?” E Mantovani gli risponde:” Veramente non l’ho più sentito”. E il leader di Forza Italia insiste: “Gli ho fatto una promessa!”. Ma di cosa, aggiunge Berlusconi: “un posto di lavoro per il fratello!”. Dopo poco più di due mesi, il consigliere di Forza Italia Armando Vagliati propone Richard Rizzi, fratello di Alan Rizzi ed ex consigliere regionale lombardo nel triennio 1991-1995, per un posto nella società partecipata A2A e Metropolitana milanese. E il 13 maggio 2014 il fratello di Rizzi viene in effetti nominato sindaco della società “Metropolitana milanese”.
Così la Guardia di Finanza segnala anche che il generale , allora vicecomandante generale dei Carabinieri e oggi vicecomandante generale dei Carabinieri Vincenzo Giuliani sia stato ricevuto ad Arcore da Berlusconi con Mario Mantovani. Interpellato ieri dal Corriere della Sera, il generale Giuliani ha ricordato l’episodio: “Mantovani mi chiese se avessi piacere di salutare Berlusconi. Io accettai anche perché avrei voluto dire al presidente che era cambiata tutta la catena gerarchica e indicare gli interlocutori per qualunque inconveniente relativo ai servizi dell’Arma attorno alla villa. ” Ma perché gli chiedono ci fu il trasbordo sull’auto di Mantovani?
“Si offrì lui di portarmi sulla sua auto, che presumo fosse più conosciuta dai guardiani di Arcore. Io valutai di entrarvi non in divisa e non sulla mia auto per non allarmare nessuno: questione di riservatezza, non di carboneria. Non chiesi alcunché a Berlusconi e non l’ho più incontrato.”