Giovedì 15 e lunedì 19 ottobre 2015. Due date, che Benevento e provincia non dimenticheranno facilmente. Esondazioni, alluvioni, frane hanno letteralmente messo in ginocchio il capoluogo campano e buona parte del suo circondario. Tre morti, vari feriti, centinaia di sfollati. E poi, ancora, case sventrate, aziende sommerse dal fango, servizi interrotti, strade inagibili, ponti crollati. Uno scenario lugubre, sul quale grava l’ombra dell’umana colpevolezza. Il Sannio è stato profondamente segnato negli anni da massicci interventi di natura antropica. Trasformazione di aree agricole, cementificazione selvaggia e deforestazione l’hanno reso un’area ad alta criticità idrogeologica. L’uso dissennato d’uno strumento quale la sanatoria edilizia, la mancanza d’una cultura di prevenzione e la non messa in sicurezza del territorio hanno fatto il resto in un quadro generale di cambiamenti climatici, troppo a lungo sottovalutati.
Il dramma di Benevento, purtroppo, non verrà ricordato come lo è stato e lo sarà per la tragedia vissuta dalla popolazione Ligure o dell’Emilia Romagna. E’ un dato di fatto, le notizie le fanno i morti. Allora dovremmo istituire una lista di gradimento e notiziabilità per le testate: fino a 5 morti stampa locale, social network e un passaggio sul nazionale; da 6 a 10 morti copertura nazionale per 2 giorni; da 11 a 20 si potrebbe ipotizzare diretta di alcune trasmissioni televisive; oltre i 20 la visibilità è assicurata.
I drammi e le tragedie umane si basano anche sul tessuto sociale e lavorativo distrutto, sulle strutture e famiglie abbandonate a se stesse e non solo sul numero di morti. Come dice Raffaella Calandra di Radio24 “E allora anche tre morti in un’alluvione diventano “pochi” per commuovere il Paese intero, per mettere in movimento gli inviati delle grandi testate, per sensibilizzare e velocizzare anche i soccorsi. E’ triste ammetterlo, ma forse anche “nelle disgrazie esiste una serie B”, ammetteva il sindaco di Benevento, Fausto Pepe”.
Le periferie, intese come luoghi che non fanno notizia come Benevento, vanno aiutate anzi vanno illuminate e allora rimbocchiamoci le maniche e aiutiamo questo popolo a rialzarsi. I media hanno un grande compito, quello di rendere giustizia e dare sostegno a chi non sa dove aggrapparsi.
Ai ritardi della burocrazia e al disinteresse pressoché generale dei media (con l’unica vera eccezione d’una straordinaria puntata di Gazebo, condotta da Diego Bianchi) ha sopperito la sensibilità del popolo dei social, che a favore delle aziende locali ha lanciato campagne quali #SaveRummo e #SaveSannio. Da sottolineare anche l’iniziativa dei giocatori dell’U.S. Avellino Calcio che per la partita di serie B contro l’Ascoli hanno indossato una maglietta speciale con su scritto Alzati Sannio realizzata appositamente per la Caritas di Benevento; queste divise verranno poi vendute all’asta e il cui ricavato verrà devolto alla Caritas.
Nel dramma di Benevento e di non pochi comuni più o meno limitrofi (Ponte, Paupisi, Cautano, Solopaca, Pesco Sannita, Morcone, S. Croce del Sannio, Reino, Circello, Castelpagano, Colle Sannita, S. Giorgio la Molara, S. Marco dei Cavoti, Baselice, S. Bartolomeo in Galdo, Dugenta) si riflette, in larga parte, quello complessivo della “madre Terra”, che – secondo le parole della Laudato si’ – «protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla». Una protesta cosmica, su cui Papa Francesco s’era già espresso con cruda chiarezza nell’Udienza Generale del 21 maggio 2014: «Se noi distruggiamo il creato, questo ci distruggerà».
Quello attuale non è però tanto il momento della riflessione o del j’accuse quanto il momento della pronta solidarietà. Oltre alla lodevole azione del comando locale dei vigili del fuoco è merito di tre associazioni di volontariato (Caritas, Croce Rossa Italiana e Misericordia) l’aver effettuato un’immediata e capillare opera di soccorso a favore degli alluvionati. Fondamentale è stato il contributo di tanti uomini e donne nello spalare il fango o apprestare soccorsi d’ogni genere. Un significato tutto particolare ha assunto la collaborazione d’una ventina d’immigrati, che, dopo la drammatica esperienza delle traversate sui barconi della morte, sono stati in prima linea ad alleviare la sofferenza altrui.
Un grande lavoro lo ha fatto e lo sta facendo, in maniera diretta, la Caritas diocesana, che sotto la guida di Don Nicola De Blasio ha coordinato le innumerevoli forme di volontariato e da due settimane continua a dar prova di come la solidarietà non solo sia possibile ma affratelli davvero tutti: raccolta di viveri, alloggio assicurato a 35 senzatetto, 7mila pasti distribuiti quotidianamente. Lo stesso organismo ha avviato una raccolta fondi per quanti sono stati colpiti dai drammatici accadimenti del 15 e 19 ottobre (raccolta che, nello specifico, è regolata secondo le seguenti coordinate bancarie: Caritas Diocesana di Benevento – c/c Banca Popolare Etica IT03A0501803400000000160288 – Causale: Emergenza alluvione provincia di Benevento).
Ognuno è chiamato nel suo piccolo a contribuire, perché l’amore per il prossimo è l’essenza della vera umanità.