Separare dai fatti, questo significa “prescindere”. Ma le accuse alla manovra di Renzi non sono – come dice Lui – “a prescindere”, perché derivano proprio dai fatti. Il filo rosso che unisce i fatti – le scelte – della nuova finanziaria del Governo è un concetto devastante: prima il consumo, poi l’equità e infine – se proprio è necessaria – la legalità.
Perché – dice Lui – togliere le tasse sui castelli, alimentare il commercio in nero, incoraggiare evasione fiscale e gioco d’azzardo fa girare denaro, alza il Pil. Poi, pazienza se il minore introito farà calare i servizi sociali, cadere i soffitti delle scuole, espatriare i giovani. Guai a farlo notare, si passa per disfattisti.
Insomma, il messaggio renziano è chiaro. La giustizia sociale è un lusso che l’italia del fare non può permettersi e la solidarietà è uno spreco che va tagliato.La coesione sociale la garantisce il carismatico, non l’eguaglianza. E il rispetto delle regole è bogottismo ritardatario. Invece Lui esorta: più orgoglio e azione, meno bisogno piagnone.
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