“In un Paese che si dice democratico è impensabile che si disponga una denuncia collettiva per 96 giornalisti, 78 cronisti e 16 direttori, ‘colpevoli’ di aver illuminato con il loro lavoro uno dei peggiori scandali della storia d’Italia e forse il più triste della storia della Capitale”.
Così il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, commenta la vicenda dei giornalisti divenuti oggetto di un esposto di alcuni avvocati della Camera penale di Roma alla Procura della Repubblica per “la pubblicazione pedissequa in articoli di stampa di atti, o stralci degli stessi, di un procedimento penale in fase di indagine” in relazione al caso di Mafia Capitale.
“Torna in voga – osserva Lorusso – l’idea che si possa tentare di imbavagliare la stampa impedendo la pubblicazione di intercettazioni tra l’altro non più coperte da segreto istruttorio: è l’ennesimo esempio che deve far riflettere la politica sull’opportunità di una delega in bianco al governo su una materia così delicata. È anche a causa di episodi come questo che l’Italia occupa il 73esimo posto nella classifica sulla libertà di stampa. È preoccupante che si sferri un attacco così rozzo e plateale alla libertà dei cronisti di informare e al diritto dei cittadini ad essere informati: chi l’ha concepito farebbe bene a rileggere quanto stabilito in modo assolutamente inequivocabile dalla Corte europea dei diritti dell’uomo nelle numerose sentenze in materia di libertà di espressione e diritto di cronaca. Oltre che la totale solidarietà della Federazione nazionale della stampa italiana, ai colleghi finiti nel tritacarne giudiziario va rivolto l’invito a proseguire il loro lavoro nell’interesse esclusivo dell’opinione pubblica, senza lasciarsi condizionare da tentativi di intimidazione che qualificano chi li compie”.
“L’esposto denuncia presentato da alcuni avvocati contro 78 cronisti e 18 direttori che hanno “osato” raccontare mafia capitale pubblicando documenti ed intercettazioni, peraltro in possesso delle parti, si configura come un esempio classico di “querele temerarie”. Lo affermano in una nota Stefano Corradino e Giuseppe Giulietti, direttore e portavoce di Articolo21.
“La denuncia, molto probabilmente, non conseguirà altro risultato che quello di far perdere tempo a giudici e cronisti, ma tuttavia ripropone il tema della assenza di una norma che scoraggi questo tipo di denunce, prevedendo una sanzione a carico di chi ostacola il diritto di cronaca.
Articolo 21, che condivide le parole del segretario della Fnsi Raffaele Lo Russo, ritiene che siano ormai maturi i tempi per una iniziativa nazionale contro i bavagli di qualsiasi natura e colore”.