Alejandro Aravena, cileno, classe 1967, una carriera prestigiosa e, soprattutto, un impegno prioritario nel realizzare un’edilizia sociale. Nominato da poco quale curatore della 15 Mostra Internazionale di Architettura , in programma dal 28 maggio al 27 novembre 2016, nelle sedi tradizionali della Biennale, ai Giardini di Castello e all’Arsenale. Nel presentare il programma di questa manifestazione, dal titolo “Reporting from the front”, ha parlato di “andare oltre lo status quo”. Se lo si fa anche solo di un millimetro è un segno di speranza per il futuro. Nella direzione della sostenibilità e dell’equità.
Per far questo occorre saper interpretare le domande poste dalla società civile attorno alle grandi istanze quali l’abitare, specie in riferimento alle classi sociali meno privilegiate, ivi incluso il problema dell’accoglienza degli emigranti. Imprescindibile un’analisi rigorosa dell’esistente, ma poi occorre spostare l’equilibrio più in là. Focalizzando l’attenzione non tanto sul problema quanto sulla sua soluzione. Sapendo che si tratta di istanze a livello mondiale e per questo un’istituzione come la Biennale, con il suo coinvolgimento dei paesi stranieri( una cinquantina, per ora, quelli che hanno aderito) è la più adatta a presentare degli esempi concreti di realizzazioni di progetti che hanno saputo assicurare una migliore qualità della vita, in circostanze anche difficili.
Un modo, questo, secondo il presidente della Biennale, Paolo Baratta, di porre fine alla dicotomia tra le aspettative della società e le realizzazioni dell’architettura, per molta parte deludenti.
Con la definitiva archiviazione del mito delle archistar e dei loro inquinanti grattacieli