Venezia e la sua laguna, nei giorni della 72.Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, è davvero presa d’assalto dai turisti e capita di non riuscire a guardarla negli occhi, impegnati tutti a schivare venditori di tutto, da asticelle per i selfie a souvenirs che di Venezia non conservano neppure il sapore. Che il mare sia stato la fortuna di Venezia si sa da sempre , così come è noto che il porto sia un simbolo e una risorsa per la città. Ma il mare e Venezia stessa non sono sempre gli stessi, è cambiato il contesto. Serve comprendere se e quanto il mare sia ancora la grande risorsa per Venezia.
Venezia è la sua capacità di richiamare turismo, un brand. E’ la città che dovrebbe diventare la vera rendita, non il mare ed il porto qualcosa di subalterno rispetto alla città. Serve rispetto per una gestione corretta di una realtà antica, delicatissima e fragile.Venezia è una città in simbiosi profonda con la sua laguna, ma cos’è agli occhi di chi la guarda oggi?
Un posto turistico fuori controllo in cui ad ogni angolo si vende una Venezia che non c’è più. Negozi stracolmi di cosucce senza valore, nulla di artistico nelle bancarelle sparse ovunque, e poco resta da guardare perché spazio anche solo per camminare non ce n’è. Resta un turismo sempre più fuori controllo che ha stravolto il tessuto sociale e civile di una città. Venezia e la sua laguna sono un particolarissimo insieme completamente artificiale. Serve un’analisi economica e ambientale affidabile del degrado e dell’uso economico dell’ambiente.
La capacità di trasporto dei canali lagunari dipende da molti fattori, quali le correnti di marea delle condizioni che determinano il mantenimento della sezione liquida. La costruzione del Novecento dei grandi canali navigabili, terminata nel 1968, ha accelerato la demolizione dell’ambiente lagunare residuo in laguna di mezzo promuovendo il traffico marittimo con le conseguenti tendenze erosive. La maggiore immissione attraverso il canale centrale, spandendosi nei bacini laterali, determina correnti radenti sul cratere lagunare meno profondo che fiancheggia il canale o i canali. Ne è derivato un appiattimento ed approfondimento della laguna centrale con importanti cambiamenti della sua consistenza. Se si fa un confronto fra i rilievi batimetrici dal 1970 al 1990 si ha la conferma della demolizione della struttura morfologica lagunare, irreversibilmente, e restituire alla batimetria lagunare 23 cm, quelli perduti in un secolo, è impresa impossibile. Il degrado della laguna si deve anche ai fenomeni erosivi dovuti al passaggio di natanti con volumi di carena di grandi dimensioni. Le correnti che nascono dal passaggio delle troppe imbarcazioni generano una intensa scia vorticosa che cimenta il fondale dei bassifondi.
Venezia ha bisogno di un’analisi economica del suo degrado ambientale attraverso provvedimenti trasparenti che tengano conto della storia d’una città fragile, romanticamente rassegnata ad esser meta di tanta gente che di lei vuol portarsi l’aria d’un tramonto sul Ponte di Rialto, il profumo del mare che le gondole accarezzano.Ma Venezia è in degrado, sprofonda, appare sporca ed affaticata, china sotto un peso troppo grande anche per lei, città unica al mondo, bella tanto che incanta pur nelle sue innumerevoli difficoltà. Serve scienza e politica che lavorino insieme per salvare Venezia che sprofonda tra le onde di motoscafi, vaporetti, navi grandi e piccole…e sprofonda in un senso di impotenza che paralizza.
Il turismo porta ricchezza, ma non può non parlare di sviluppo sostenibile, non può più non tener conto dell’impatto ambientale. Le onde generate dal vento e dalla navigazione sono una delle cause principali dei processi erosivi nella laguna, come risulta chiaro a chi arriva e osserva attentamente i ponti translagunari. Il mare è irrimediabilmente inquinato per le sostanze che navi e imbarcazioni sversano, rifiuti solidi, acque reflue, acque di sentìna e rifiuti pericolosi.
Sono i giorni della Mostra d’arte cinematografica a Venezia, e col traghetto raggiungo il Lido mentre un sole di settembre mi accompagna. E m’accorgo che è proprio bella, coi suoi colori, tra le onde che non riesco a non guardare in cui si specchiano pensieri. Venezia, il Lido, la gente, le ultime giornate di un’estate che volge alla fine raccontano d’un mare di perché a cui qualcuno deve dare risposte.
Perché lasciar morire una città che del Paese Italia è simbolo d’arte nel mondo? Ce la possiamo fare a fare un cambio di rotta e amare un po’ di più ciò che ci appartiene? Venezia, in un giorno di settembre, è stata bella come uno di quei film, magari quello che sarà premiato alla Mostra, tanto bella da rapire il cuore per un pomeriggio intero, tra viali meravigliosi del Lido e un timido sole che andava a dormire tra quelle onde, mentre occhi stanchi ma felici tornavano a casa.
(foto Vincenzo Aiello)