Chiusa la frontiera, reclusione per chi tenta di entrare illegalmente e per chi danneggia la parete di filo spinato. Nelle ultime ore arrestati 60 tra siriani e afgani. Battino (Melting Pot): “Migranti accampati sul confine, in attesa del momento buono per fuggire”. Alto il rischio di passeur illegali
ROSZKE (Ungheria) – Sono 60 i migranti afghani e siriani arrestati dalle autorità ungheresi dopo l’entrata in vigore della nuova legge che punisce con l’arresto chiunque entri illegalmente nel Paese: si rischiano pene fino a 3 anni, mentre diventa crimine anche danneggiare la nuova barriera di filo spinato che tratteggia il confine con la Serbia. “45 persone stavano tentando, con un rasoio, di aprirsi un varco, 15 erano già in territorio ungherese”, ha spiegato Gyorgy Bakondi, consigliere per la sicurezza di Viktor Orban.
“Da oggi la frontiera è completamente chiusa – racconta Anna Irma Battino di Melting Pot Europa, al confine da due giorni per portare avanti #overthefortress, la staffetta di solidarietà organizzata nei Balcani da Global Project –. La scorsa notte sono passate le ultime persone, oggi è tutto bloccato. Orban aveva parlato di far passare un centinaio di migranti al giorno, ma questa ipotesi sembra essere sfumata”. Intanto, circa 10 mila persone, le ultime arrivate in Ungheria, sono state trasportate d’ufficio in Austria: “Al momento sappiamo che sono sparse in territorio austriaco, alla ricerca di un modo per raggiungere gli Stati del Nord-Europa”.
Battino racconta che il campo di Roszke oggi è praticamente vuoto: “Tutti i migranti sono accampati proprio sul confine per tentare di fuggire appena si presenta l’occasione. Sono diverse centinaia, 500, forse 600, completamente abbandonate. Non ci sono associazioni che si prendono cura di loro, non hanno nemmeno assistenza legale. Possono contare solo su volontari che a titolo personale portano cibo e acqua. Noi siamo arrivati qui con impermeabili, materassini e coperte”. Tantissimi bambini piccoli, ma anche adolescenti e anziani: nella maggior parte dei casi vengono da Afghanistan, Siria e Pakistan.
“Hanno coscienza di quello che sta succedendo, sanno dell’entrata in vigore della nuova legge di Orban, ma sono talmente decisi a fuggire dalla tragedia del loro Paese che sono pronti a qualsiasi sfida pur di avere un’altra possibilità. Sono arrabbiati, sconfortati. Purtroppo, dobbiamo anche segnalare il problema dei passeur illegali, che offrono passaggi a prezzi altissimi: un sacco di persone sono disponibili a lucrare sulla pelle dei migranti che, per disperazione, talvolta decidono di accettare”.
Battino resterà in Ungheria ancora qualche giorno, prima di passare il testimone. Prima di lei, era stato Detjon Begaj del Tpo di Bologna a tenere viva la staffetta, partecipando alla carovana di auto verso Vienna: “Siamo rientrati pochi giorni fa: la cosa più assurda è che tutto avviene nel giro di 2 chilometri. Abbiamo visto migliaia di persone nel campo di Roszke: tanti bambini, moltissimi malati, chi di tubercolosi, chi di morbillo o varicella. Sfiniti, senza acqua né bagni. Due soli medici chiamati a prendersi cura di una marea umana. Poi la situazione è precipitata”.
Begaj racconta che la paura più grande dei migranti è quella di farsi prendere le impronte digitali: “Non vogliono restare né in Austria né in Ungheria: vogliono andare in Germania, in Svezia”. E racconta di un ragazzo siriano in viaggio con parte della famiglia, tra gli ultimi arrivati al campo: “Si sono fatti prendere le impronte e sono stati accompagnati alla stazione di Roszke. Da lì si sono pagati prima un treno per Budapest e poi uno per Vienna, dove sono stati caricati su un convoglio per la Germania. Ora sono vicino a Francoforte: a lui permetteranno di frequentare gratis l’università, e di questo è felice. Ma vorrebbe raggiungere la Svezia, per riunirsi con il resto della famiglia: al momento non può, ma non smette di sperare, un giorno, di farcela”. (Ambra Notari)