Dalla tua testa dalla tua carne
dal tuo cuore
mi sono giunte le tue parole
le tue parole cariche di te
le tue parole, madre
le tue parole, amore
le tue parole, amica
Erano tristi, amare
erano allegre, piene di speranza
erano coraggiose, eroiche
le tue parole
erano uomini
Nazim Hikmet nella sua patria, la Turchia, era ritenuto un nemico da oscurare, la sua opera, fatta di pensieri su carta, da celare in uno straziante deserto e la sua condanna solo perché poeta lunghi anni di carcere e un’esilio intriso di nostalgia, una crudeltà inaudita.
Il suo canto d’amore limpido per la libertà della sua terra, alla sua sublime mezzaluna capace di illuminare gli umili e gli oppressi era allora l’arma più pericolosa da combattere, in questo la Turchia di Recep Tayyip Erdogan non è mutata ancora le parole restano le nemiche da uccidere, il quotidiano d’opposizione Hurriyet, accusato di denigrare il presidente, è stato oggetto di due attacchi ad Ankara e Istanbul.
Gli uomini e le donne che manifestano un dissenso in strada vengono duramente puniti dalla polizia e le sedi dell’Hdp, il partito filo-curdo guidato da Selahattin Demirtas, 42enne avvocato per i diritti umani, saccheggiate e bruciate dai militanti ultranazionalisti in vista delle prossime elezioni del primo novembre.
Demirtas risulta indagato in queste ore per le sue parole di protesta dopo l’assalto incendiario alla sede centrale del partito, spettri antichi tornano a tormentare i figli liberi di una terra di prepotente bellezza:
Femmina o maschio a qualsiasi età non voglio che tu conosca il carcere per essere stato dalla parte del giusto del bello, della pace.