L’articolo 67 della Costituzione tutela l’indipendenza del parlamentare, impegnandolo a considerare prioritario l’interesse generale, sui vantaggi particolari, perché “rappresenta la Nazione”. Questa responsabilità si svuota se è nominato dai partiti, come si vuole che avvenga nella Camera (legge Italicum sui capilista) e nel nuovo senatino, con indicazione da parte delle regioni dei senatori, senza stipendio, ma con l’indennità assicurata per i politici più corrotti del Paese.
Così, il voto diverrà un’astensione attiva.
Cioè voteremo, ma con una scheda a sovranità bianca, perché ci sarà chi ha già scritto i nomi degli onorevoli senza tener conto della loro qualità, ma solo della loro fedeltà. Insomma saremo comparse, per le scene di massa di una democrazia sempre stretta nella morda capo-folla, e in concorso esterno con il malaffare, intenta a depotenziare le norme, a potenziare le prescrizioni, a mettere bavagli alla stampa per coprire le spalle ai corrotti. I pochi non coperti da immunità.
E allora – per tirarmi un po’ su il morale – me ne vado a firmare i referendum di Civati (tutti i pomeriggi a Largo Argentina). Difficile che riesca a raccogliere le firme, ma il mio aiuto lo avrà.
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