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Sosteniamo il teatro di figura italiano

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Nell’Italia del Colosseo e di Dante, del cinema del neorealismo e di Sciascia, del teatro di Eduardo e delle poesie di Trilussa, c’è posto per un’altra eccellenza della tradizione culturale del nostro paese, forse meno nota al grande pubblico, ma sempre più apprezzata anche all’estero. È il teatro di figura italiano, quello per capirci i cui protagonisti sono le marionette, i pupi, le guarattelle, i pulcinella. Ne parliamo poco, ma questo teatro è uno dei più ricchi e variegati al mondo e ha una storia davvero unica. Una storia che continua ancora oggi e che è al vaglio dell’Unesco per entrare nel Registro memoria del Mondo.

Teatro popolare, completissimo nell’ambito delle arti, strumento di conoscenza, divertimento, educazione, i suoi personaggi di legno e stoffa hanno portato in giro l’opera lirica e Shakespeare, i poemi epici, le ingiustizie dei sovrani dei potenti, le rivolte un po’ naif del popolo che trovava voce in Pulcinella. “Le marionette erano i mass media dell’800 – dice Pietro Corbella della Compagnia Carlo Colla e figli. Andavano nei piccoli paesi a portare i racconti delle guerre risorgimentali e coloniali. E, in mancanza dei Tg dei giornali, raccontavano quel che accadeva intorno”.

“I pupi – gli fa eco il cantore Mimmo Cuticchio dell’opera dei pupi di Palermo – facevano viaggiare il pubblico degli analfabeti in un mondo dove c’era la storia, la geografia, l’educazione civica, la legalità, i tradimenti e gli amori e tutto quello che oggi si studia a scuola o si impara nella vita”.

In questi anni il teatro di figura ha ripreso vigore. I suoi spettacoli girano in Italia e all’estero, nelle scuole porta l’educazione civica, in Emilia affianca il lavoro dei medici nella riabilitazione dei pazienti. Insomma, è più vivo che mai. E per unire le forze, l’UNIMA-Unione Internazionale Marionette ha messo in rete nove tra collezioni e musei di otto città italiane (Roma, Palermo, Milano, Torno, Parma, Napoli, Ravenna, Reggio Emilia), con duemila copioni e oltre quindicimila tra marionette, pupi, burattini, scenografie, locandine.

La parola ora passa all’Unesco. Ci aspettiamo che sappia dare il giusto valore a una realtà così importante e che sappia riconoscere nella rete del teatro di figura italiano la memoria viva del principale canale di informazione popolare basato su un tipo di comunicazione che trova la sua forza attraverso il “meraviglioso”. Ci aspettiamo che l’Unesco trovi posto per il Teatro di figura italiano nel Registro Memory of the World.


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