Cambia il concetto di omogeneità sociale.
Se per secoli un popolo si rappresentava per l’aspetto somatico, il colore della pelle, l’abbigliamento dai sui membri, ora inizia a prevalere il codice valoriale. Cioè, l’identità immateriale basata sull’idea di società condivisa e sul telaio di diritti e doveri che la sostiene.
Così, l’omogeneità sociale è del tutto compatibile con la multi-etnia, a patto che tutti i cittadini condividano gli stessi valori primari posti a base della convivenza. Che nelle democrazie sono racchiusi nello scrigno inviolabile della costituzione.
Certo, questa prevalenza dell’ ethos sul soma è difficile da cogliere per chi si ferma all’esteriorità; bloccato dalla paura e dall’ignoranza, per non aver mai letto i fatti, ma solo visto le figure. Ma l’integrazione si realizza solo se c’è una profonda identità costituzionale negli “accoglienti” e una libera adesione a questo ethos da parte dei nuovi cittadini.
Così la Germania non ha paura di nuovi arrivi, perché si sente coesa nei propri valori civili, ai quali si sono adeguati tutti i migranti storicamente arrivati sul suo suolo, dagli italiani ai turchi, fino ai siriani di queste ultime ore. Noi, invece, crediamo a chi grida all’invasione – da Salvini della ruspa a Grillo tifoso di Orban e del suo filo spinato – solo perché non abbiamo un solido ethos condiviso, ma siamo apolidi dell’individualismo. Fortunatamente, non tutti.
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