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Parrocchie aperte, la Chiesa si muove dopo l’appello del Papa sui migranti

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L’invito del Papa ad accogliere i migranti ha avviato la complessa, vasta macchina della chiesa italiana: 27.133 parrocchie e 226 diocesi, 33.714 preti diocesani, 84.406 religiose professe, 7.723 istituti secolari. Ieri la Conferenza episcopale italiana, con una nota congiunta del presidente, cardinale Angelo Bagnasco, e del segretario, Nunzio Galantino ha assicurato a papa Francesco che la sua esortazione«trova le nostre chiese in prima fila nel servizio, nell’accompagnamento e nella difesa dei più deboli». Bagnasco e Galantino danno appuntamento al Consiglio episcopale permanente, che si riunirà dal 30 settembre al 2 ottobre, per «individuare modalità e indicazioni da offrire a ogni diocesi».

Obiettivo 100 mila profughi

Tutto fa pensare che l’obiettivo fissato da Bagnasco, assorbire 100.000 profughi, verrà raggiunto. A Roma il cardinal vicario, Agostino Vallini, fa sapere di aver dato «indicazioni operative» per l’accoglienza nelle parrocchie. Il telefono di monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana romana, non fa che squillare: «Molte parrocchie mi annunciano di aver risistemato locali, aspettano istruzioni. Occorrerà metterci in contatto con le autorità pubbliche per risolvere, serenamente ma velocemente, molti problemi tecnici e organizzativi». Burocratici, insomma, legati alla registrazione degli stranieri, l’assistenza sanitaria e scolastica, la stessa agibilità dei locali destinati a casa -alloggio. Per ora c’è un assoluto, totale vuoto giuridico. Ma sono in tanti a essersi mossi, come don Giampiero Palmieri, parroco di san Frumenzio a Roma (Prati Fiscali) che ha concluso i lavori in tempi-record. L’arciprete di San Pietro, cardinal Angelo Comastri, conferma che le due parrocchie vaticane ospiteranno famiglie approdate a Lampedusa. Funziona a pieno ritmo la mensa del centro Astalli, dei padri Gesuiti (l’ordine del pontefice) che assicura 500 pasti al giorno nel cuore di Roma, a cento metri dalla casa di Berlusconi in via del Plebiscito. Papa Francesco l’ha visitata il 10 settembre 2013, due anni fa.


A Milano

Il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, annuncia di aver messo a disposizione altri 6 immobili con 130 posti che si aggiungono ai 781 già indicati, e altre 10 parrocchie si sono dichiarate pronte. Anche Scola chiede «un passo in avanti sulle leggi e le regole che normano questa accoglienza». Il problema, insomma, c’è ed è urgente. Scola aggiunge altri interrogativi: «Perché i tempi per il rilascio dei documenti sono spesso così lunghi? Perché non si può permettere che i migranti, su base volontaria, possano partecipare col loro lavoro alle esigenze della comunità?»

A Genova, il cardinal Angelo Bagnasco ha dato un tetto a 70 profughi nel seminario arcivescovile: la diocesi ne alloggia in tutto 400. L’arcivescovo di Pompei, Tommaso Caputo, sta ospitando dodici donne e due bambini provenienti dall’Africa nella Casa Emanuel del santuario. L’arcivescovo di Firenze, cardinal Giuseppe Betori, ha chiesto «un ancor maggiore coinvolgimento di tutte le parrocchie»: ma già 100 persone sono alloggiate nelle strutture diocesane e parrocchiali fiorentine. Vicenza ed Avezzano accoglieranno famiglie di profughi in arcivescovado.

I 25 mila di Bosco Minniti

E poi ci sono le mille realtà di base, come la parrocchia siracusana di Bosco Minniti che dal 2008 a oggi ha visto transitare 25.000 profughi, tutti accolti nei locali parrocchiali. Racconta il parroco, Carlo D’Antoni: «Nei momenti di massimo flusso dormono in chiesa, nei sacchi a pelo, e al mattino dopo si torna alle normali attività ecclesiastiche. Non tutti i fedeli capiscono, c’è chi vorrebbe “starsene in pace”, Ma questo è il nostro preciso dovere, la chiesa è la casa di tutti». Don Aldo Danieli, parroco di Paderno di Ponzano, Treviso, ha spalancato da tempo le porte della sala parrocchiale: centinaia di migranti si sono avvicendati in attesa di una sistemazione. La piccola parrocchia di Mezzano, Caserta, 400 abitanti, affitterà un monolocale. Si muovono anche Comunità come la Papa Giovanni XXIII che ha collocato 800 immigrati nelle diverse strutture sparse sul territorio nazionale. L’esercito disarmato del Papa combatte così la sua battaglia. (Corriere)

Da sanfrancesco
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