Un’opinione non è un reato. Di solito. In italia invece lo è. Lo è in questo caso l’opinione di uno dei più brillanti scrittori di questo nostro mediocre ‘paesello’: Erri De Luca. Accusato di istigazione alla violenza perché ha espresso un suo pensiero: la Tav va sabotata. Si può essere più o meno favorevoli all’alta velocità, ma non è questo il punto.
Qualcuno ha paura delle parole. Talmente paura da portare De Luca sul banco degli imputati e chiedere una pena di otto mesi. Sembrerebbe che le parole di Erri De Luca avrebbero fomentato e incentivato le proteste ‘violente’ della Val Susa. Non credevo che uno scrittore, in una Italia tra i gradini più bassi per il ‘consumo’ di libri, potesse essere talmente influente! Quasi quasi spero che sia il prossimo candidato premier. Processare Erri De Luca per aver fomentato lanci di bottiglie molotov sarebbe come voler processare Salinger quale mandante dell’omicidio di John Lennon. La storia ci racconta che Chapman avesse con se una copia de Il giovane Holden il giorno che sparò a Lennon e che lesse appena dopo l’omicidio, mentre attendeva l’arrivo della polizia.
Erri De Luca, come qualsiasi altro cittadino nel mondo, ha il diritto e il dovere (in quanto intellettuale) di esprimere la propria opinione: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” (Art. 21 della Costituzione)
Perché De Luca è stato trascinato in tribunale e molti altri soggetti sono ‘liberi’ di dire ciò che vogliono, senza conseguenze? Non serve affaticarsi troppo, basta farsi un giretto, poco piacevole, sulla pagina Facebook di Salvini da dove viene veicolato un messaggio ben preciso: ruspa. Per spianare. Non è anche questa, signori giudici, istigazione alla violenza? Non potrebbe aver spinto qualche facinoroso neofascista ad incendiare un capo rom? Evitiamo poi di parlare dei commenti di molti assidui lettori della pagina, per cui allora il caro Salvini dovrebbe essere processato per apologia di fascismo.
La Legge Scelba del 1952 definisce reato l’apologia di fascismo, parla di riorganizzazione del partito fascista ‘quando un’associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista.’ la pena va da 6 mesi a 2 anni di reclusione.
Il 19 ottobre Erri De Luca sarà ancora una volta in tribunale per l’ultima udienza. Dall’aula verrà lanciato un messaggio sulla libertà d’espressione.
Anche se De Luca venisse prosciolto da ogni accusa, resta il fatto che si è tentato di imbavagliare un pensiero e censurare la parola.