«Gli Stati non hanno amici. Hanno interessi». Cita Kissinger Jeff Halper, invitato il 15 settembre ad Ovada dal Centro per la Pace e la Nonviolenza Rachel Corrie per parlare del suo ultimo libro, War Against the People – Israel, the Palestinians and Global Pacification, in uscita in questi giorni per Pluto Press.
L’antropologo israeliano di origine statunitense, fondatore dell’ICAHD, l’organizzazione nonviolenta che si batte contro l’occupazione dei Territori, affronta la questione israelo-palestinese in un’ottica di politica globale e ragion di stato, e quindi Kissinger è perfetto. «L’occupazione dei Territori è una delle cause di instabilità dell’area e del terrorismo mondiale. Perché allora le grandi potenze appoggiano Israele?».
War Against the People è anche una ricostruzione delle ragioni storiche di un’ “amicizia” basata, kissingerianamente, sull’interesse: «Fin dalle origini il sionismo ha cercato il modo di rendersi utile ai “grandi”» dice. Dopo la Seconda Guerra Mondiale i conflitti hanno natura regionale e modalità più simili alla guerriglia o alle operazioni di polizia e ordine pubblico che alla guerra “tradizionale”, con eserciti schierati che si fronteggiano. «I militari la chiamano “guerra tra le persone”, e Israele si è inserita in una “nicchia” di mercato, producendo componenti ad alto contenuto tecnologico adatti al nuovo modo di fare la guerra».
Prendiamo i droni. Armi leggere, hi-tech ma relativamente facili da abbattere da parte di eserciti ben organizzati. Il 40% di quelli sul mercato sono di fabbricazione israeliana: «le grandi potenze hanno investito su armamenti pesanti. Cacciabombardieri, portaerei, testate missilistiche. Per le operazioni di polizia internazionale, cioè il modo di fare la guerra oggi (dai talebani alla Libia) comprano i droni degli Israeliani».
In questo scenario i Territori Occupati sono, secondo Halper, un tassello irrinunciabile. «Dove vengono provate le nuove armi da vendere alle potenze egemoni? Quelle adatte a fare la “guerra tra le persone”? A Gaza. Non è un caso se i produttori di armi israeliani pubblicizzano i loro prodotti con claim come “testato in combattimento”». Per questo i Territori Occupati servirebbero così: occupati.
Certo, non si parla apertamente di guerra. Come nella neolingua di Orwell, la guerra che si combatte oggi diventa fatalmente “operazione di pacificazione” o “di sicurezza” e Halper è netto: «Il sistema capitalista si procura le risorse di cui ha bisogno per funzionare (petrolio, acqua, minerali) con la violenza. Perché la macchina non si fermi, è necessario mettere “in sicurezza” le aree interessate, che si trovano quasi sempre nei Paesi più poveri». E la “sicurezza” – quella così spesso invocata nei Paesi occidentali – non si fa con i missili, ma con strumenti di controllo personale tecnologicamente raffinati. «Li conoscete anche voi – dice Halper – basta andare all’aeroporto. Sono quelli che dovrebbero difendervi dal terrorismo. E’ questa la nicchia di mercato in cui si è inserita Israele. Per questo ha tanti Paesi “amici” che tollerano l’Occupazione». Dimenticando forse l’assunto da cui si è partiti: che proprio l’Occupazione è una delle cause del terrorismo da cui dobbiamo difenderci.