La foto della Pietà di Kos non ha la fama di quella Michelangelo, ma sprigiona un’emozione altrettanto profonda.
La turista europea che abbraccia il profugo siriano raccolto in mare crea una improvvisa combustione tra il benessere della vacanza e la disperazione della morte certa, che stravolge e travolge ogni dissertazione geopolitica.
C’è una parentela umana che è più forte dei divieti e dei trattati.
Quell’immagine rende evidente il bisogno primordiale di offrire aiuto a chi ne ha bisogno. E mostra la tenerezza materna di quell’abbraccio, che fa diventare madre non solo chi genera una vita, ma anche chi la salva.
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