PALERMO – Troppi arresti di scafisti in Sicilia e i trafficanti di esseri umani decidono di cambiare rotta e di provare a fare partire, sempre in cambio di soldi, di tanti soldi, i migranti via terra. Meglio dai Balcani.
E i numeri delle ultime settimane lo confermano con decine di migliaia di rifugiati in viaggio attraverso la Macedonia, la Serbia e l’Ungheria. Con l’obiettivo di raggiungere l’Europa. E’ uno dei retroscena emersi dall’ultima inchiesta condotta dalla Procura di Palermo che indaga da mesi, tra i primi in Italia, sui trafficanti di esseri umani. Un’indagine coordinata dal Procuratore aggiunto Maurizio Scalia, collaborato da sette magistrati, quattro della Direzione distrettuale antimafia e altri quattro della Procura ordinaria. Ci sono intercettazioni, non ancora depositate agli atti, da cui emergono, come si apprende, le preoccupazioni dei trafficanti di esseri umani per i continui arresti di scafisti. Sono oltre cento, da giugno ad oggi, solo in Sicilia.
“Ne hanno arrestati ancora, ormai è diventato troppo pericoloso seguire la rotta del mare, meglio cambiare e andare via terra”, dicono, in sintesi, in una intercettazione. In un’altra due uomini si dicono preoccupati anche per le condanne subite da alcuni degli scafisti, soprattutto ad Agrigento. Nel febbraio scorso la Corte d’Assise di Agrigento aveva condannato a 30 anni di carcere il somalo di 34 anni, accusato di avere gestito la tratta di esseri umani di un gruppo di eritrei che si trovavano a bordo della barca poi naufragata davanti alle coste di Lampedusa il 3 ottobre 2013 in cui morirono 366 immigrati. Mohamud Elmi Muhidin, era stato riconosciuto da un gruppo di sopravvissuti alla strage di Lampedusa all’interno del centro di accoglienza. Secondo l’accusa l’uomo avrebbe sequestrato, torturato e stuprato un gruppo di 130 eritrei. Dopo il sequestro nel Sahara li avrebbe rilasciati solo dopo il pagamento di un riscatto. Le indagini sono state condotte dal pm della Dda di Palermo Gery Ferrara, tra i più esperti magistrati nell’ambito dell’immigrazione. Lo stesso magistrato, giovedì 10 settembre alle ora verrà ascoltato dal Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen, di vigilanza sull’attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione, a palazzo San Macuto. Ferrara verrà sentito nell’ambito dell’Indagine conoscitiva sui flussi migratori in Europa attraverso l’Italia, nella prospettiva della riforma del sistema europeo comune d’asilo e della revisione dei modelli di accoglienza.
Dall’inchiesta della Procura di Palermo emergono alcuni particolari che fanno ritenere ai magistrati che i trafficanti ormai preferiscono le rotte balcaniche. “E quello che vediamo in questi giorni ne sono la conferma…”, dice un investigatore. Ed ecco che le rotte sono quelle vero la Grecia, la Turchia, i paesi dell’Est, dalla Serbia all’Ungheria. Negli ultimi mesi i magistrati hanno arrestato più di cento scafisti e molti sono ancora in carcere. A loro carico non c’è solo l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ma quella di omicidio plurimo, per i migranti morti asfissiati nelle stive dei barconi che vengono stipati fino all’inverosimile. Proprio ieri si è tenuto in Procura un vertice con i magistrati che indagano sul traffico di esseri umani. L’incontro era presieduto dal Procuratore aggiunto, Maurizio Scalia, che coordina le inchieste sui possibili contatti tra le organizzazioni di trafficanti di immigrati e il terrorismo di matrice islamica. Le indagini sono state intensificate nel febbraio scorso, quando al largo di Lampedusa una motovedetta italiana era stata colpita dai kalashnikov sparati da alcuni scafisti. Sono sette i magistrati che lavorano sulla tratta di migranti, quattro della Direzione distrettuale antimafia e tre della Procura ordinaria. Della Dda fanno parte Roberto Tartaglia, Anna Maria Picozzi, Gery Ferrara, Maurizio Agnello. Dell’ordinaria: Alessia Sinatra, Renza Cescon, Claudio Camilleri. La Dda di Palermo ha da tempo avviato un’indagine per associazione a delinquere finalizzata alla tratta e al traffico di esseri umani. Dalle ultime inchieste è emerso che ci sarebbero dei collegamenti tra gli scafisti e gruppi armati paramilitari operanti in Libia. Non è escluso che possano essere gruppi riferibili all’Isis. Tra i nomi ipotizzati spicca quello di Ghermay Hermias, un etiope residente in Libia, ritenuto il capo ed organizzatore delle tratte, ma anche John Mharay, un sudanese localizzato nella capitale di quel Paese, Karthoum e Abkadt Shamssedhin. C’è un’intercettazione che incastra Hermias, in cui l’uomo dice: “con l’ultimo barcone ho raccolto un milione di dollari”. Il gip di Palermo ha spiccato a marzo un mandato di arresto internazionale per Hermias, Mharay e Shamssedin.