In linea con quanto scritto dal presidente emerito della Corte costituzionale Gustavo Zagrebelsky su “Il Fatto quotidiano” sono contrario a un Senato di consiglieri e scelti direttamente dai capi di partito o attraverso la “farsa” delle elezioni primarie ma ritengo che debbano avere la possibilità di essere eletti liberamente. In realtà, nel modo attuale come ha scritto il presidente Zagrebelsky , si umilia il parlamento e si va al suicidio assistito del testo costituzionale che ha quasi sempre osservato il principio della elezione per tutte le cariche dello Stato.
Sempre il presidente emerito ha scritto nel suo articolo che bisognerebbe arrivare a una elezione per una durata adeguata, superiore a quella ordinaria e con la regola tassativa della non rieleggibilità, come garanzia di indipendenza da interessi particolari contingenti.
E l’on. Civati, che è d’accordo con lui sull'”umiliazione del parlamento” che rischia di realizzarsi in breve, sta raccogliendo firme per un referendum nella medesima direzione (anche se mancano ancora 350 mila firme).
Insomma a pochi giorni dalla discussione in Senato del disegno di legge Boschi-Renzi che dovrebbe condurre all’approvazione della legge costituzionale si materializzano prese di posizione e iniziative giornalistiche e culturali per spingere il parlamento a riflettere ancora sulla scelta da fare ed arrivare a una soluzione che vada nella direzione di rispetto e osservanza dei precetti che sono alla base del testo costituzionale vigente e conduca o ad abolire semplicemente il Senato arrivando a un sistema monocamerale con una sola Camera o a prevedere una Camera alta elettiva come l’altra e tale da favorire una scelta degli elettori per nuovi senatori che rappresentino istanze politiche nazionali o locali tali da poteri confrontare ad armi pari con i deputati eletti nella Camera bassa.
E’ questo il nucleo fondante dello scontro che sta per avere inizio non soltanto nelle aule parlamentari ma sui mezzi di comunicazione di massa per arrivare a una soluzione diversa da quella presentata nel disegno di legge Boschi-Renzi. C’è da sperare che a questo si possa arrivare non esasperando lo scontro ma tenendo conto dell’importanza della decisione e delle ragioni corpose che spingono a salvare lo spirito profondo della Costituzione approvata alla fine del 1947 e quindi a fare del Senato non un’assemblea di secondo piano ma un organo decisivo, come la Camera bassa, per gli atti importanti che spettano ai deputati e ai senatori come rappresentanti degli italiani.