C’è il direttore del Tg1 Mario Orfeo con il leader di Confindustria Giorgio Squinzi e quello della Cgil Susanna Camusso. C’è il conduttore di Piazza Pulita Corrado Formigli che dialoga con Vincenzo De Luca. C’è Massimo Giannini che abbandona il suo Ballarò per moderare un panel con l’Ad di Eni Claudio Descalzi e il boss di Finmeccanica Mauro Moretti. Ci sono poi Vittorio Sgarbi e Maria Elena Boschi, Oliviero Toscani e e Stefania Giannini, Uto Ughi e Pietro Grasso, Santiago Calatrava e Gino Strada, il capo dei servizi segreti Giampiero Massolo e Alessandro Baricco, il direttore del Corriere Luciano Fontana e quello di Repubblica Ezio Mauro, quello di Skytg24 Sarah Varetto e il timoniere di Panorama Giorgio Mulè, quello del Messaggero Virman Cusenza e quello dell’HuffingtonPost Lucia Annunziata. Sarà il custode del sacro convento Padre Mauro Gambetti ad accoglierli e ad aprire i dibattiti: “E’ necessario con Francesco d’Assisi riscoprire il valore di quello che l’altro è, pensa e vive.”
Un programma che fa impallidire sia il Meeting di Rimini, sia la Festa dell’Unità.
Basta? Non è che una piccola selezione di un programma monstre. Quello organizzato dai francescani per “Il cortile di Francesco”, seconda edizione di una kermesse che vide luce nel 2012 (chiuse Giorgio Napolitano, la sua foto campeggia ancora sul profilo Twitter francescano) e che sembrava destinato ad essere un unicum nella storia del Sacro convento.
A sorpresa, ecco la seconda edizione. Più di 90 relatori che si alterneranno per cinque giorni – dal 23 al 27 settembre – nella cornice fuori dal tempo del convento di Assisi, dalla splendida piazza fin dentro la basilica superiore. Insomma, “in caso di pioggia” (come recita il programma), vale la pena andare ad ascoltare il trio Boschi-Pinotti-Giannini non fosse per altro che per il fatto che dal colonnato davanti alla basilica inferiore sarebbero costrette a spostarsi nella cornice del ciclo giottesco.
Dovevano essere tre giorni, ma l’organizzazione spiega che le conferme sono piovute con una velocità frenetica, costringendo non senza soddisfazione la macchina a ricalibrarsi sulla distanza delle cinque giornate. Il progetto è quello di rendere “Il cortile di Francesco” un appuntamento scadenzato. Biennale, dice chi ci sta lavorando.
La cadenza annuale e il periodo settembrino pongono un inevitabile dualismo con il Meeting di Rimini. Il tradizionale appuntamento di Comunione e liberazione condivide con Assisi l’ambizione: un evento organizzato da un pezzo della Chiesa per parlare con il mondo. Certo, Matteo Renzi a parte, il cartellone rivierasco degli ultimi anni fa fatica a reggere il passo con il carnet offerto dai francescani. Il direttore della sala stampa dice sì che “ci poniamo a diventare l’appuntamento trasversale per eccellenza” e che “vogliamo parlare con tutti quelli che non la pensano come noi”. Ma oltre non si spinge: “Non vogliamo fare nessun paragone” taglia secco, aggiungendo poi: “E’ necessario comprendere che viviamo tutti sotto lo stesso cielo. Occorre far convergere i nostri orizzonti per far emergere la bellezza che ci portiamo dentro”.
“L’idea nasce dal dialogo avuto in una serie di incontri con monsignor Ravasi (cardinal Gianfranco, “ministro della Cultura” vaticano n.d.r.), in cui è maturata l’idea di organizzare ad Assisi un momento che ripercorresse le sue orme”. Cosa c’entrino ministri, capitani d’impresa, professori e artisti con il fondatore dell’ordine è presto detto: “Se io incontrassi un sacerdote ed un Angelo, saluterei prima il sacerdote e poi l’Angelo”, diceva Francesco. Attualizzandola con padre Fortunato:”La strada la indica lui, che nella sua vita ha incontrato tutti, dal Sultano ai Podestà, dai cavalieri agli ultimi, i più poveri”.
L’ecumenismo nel mondo è il filo rosso della cinque giorni, il cui titolo, non a caso, è “Umanità – dialogo tra credenti e non credenti”. L’organizzazione ne sta ragionando da quasi un anno, il lavoro a pancia bassa è iniziato sei mesi fa. C’è la benedizione di papa Francesco – per interposto Ravasi – e si confida in un suo messaggio. Preferibilmente un video dagli Stati Uniti, dove Bergoglio sarà impegnato in visita pastorale, da preferire al più tradizionale testo scritto. Così come è stato invitato Sergio Mattarella. Si attende ancora la risposta, ma per il presidente della Repubblica si è pronti a rivoluzionare il programma.
“Cerchiamo un’umanità che spenga la conflittualità e che si metta in ascolto – spiega padre Fortunato – e il tema che abbiamo scelto è alimentato da quel che accade”. I titoli dei panel volano alto.Si parte con Stefano Rodotà, che parlerà di “Diritto e dignità umana in relazione a migranti e caporalato”. Si prosegue in ordine sparso con Paolo Mieli che tiene una lezione su “Occidente e Islam”, Gino Strada che conversa con Lucia Annunziata su “La guerra e la migrazione”, Tito Boeri che riflette sulle “Generazioni” e Zygmunt Bauman, che interviene sull’impegnativo tema “Da Babele a Lampedusa”.
Per le ripide salite della cittadina umbra già si sente dire che “al Meeting vanno solo i ciellini, da noi verranno tutti”, e candidamente che “noi scalzeremo Rimini in un paio d’anni”. Le esperienze che sono all’origine dei due eventi non potrebbero essere più diverse – per la differenza dei due carismi che le generano – e insieme più uguali – la fedeltà al Papa e alla Chiesa cattolica. Punti di contatto e di diversità che sono ulteriori spunti per un accostamento/confronto che, se la scadenza annuale di Assisi sarà confermata, il dibattito pubblico di fine estate si trascinerà per anni.
Ma in questi giorni padre Enzo e il suo team non ci pensano, la loro mente è proiettata su altro. Dalle sedie da stendere a terra all’accoglienza degli ospiti, dall’impianto di illuminazione da montare alla valanga di stampa ad accogliere. Per dirla con Simone Weil: “L’esempio di san Francesco mostra quale posto può occupare la bellezza del creato nel pensiero di un cristiano”. Perché in fondo è di questo che i frati di Francesco vogliono dare testimonianza nel cortile di casa loro.