BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Il Colosseo, lo sciopero dei sindacati e la sconfitta di una città inerme

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L’apertura dei cancelli del Colosseo, del Foro Romano e Palatino, delle Terme di Diocleziano e di Ostia Antica è stata ritardata ieri dalle 8.30 alle 11 per un’assemblea sindacale interna, comunicata dalla Soprintendenza a mezzo stampa.
Questo ovviamente non ha impedito alle migliaia di turisti in fila di restare basiti e delusi davanti ai principali siti di Roma chiusi e con loro si è schierato il ministro dei Beni Culturali Franceschini: “La misura è colma. Ora basta…”.
Inizia così la nota del ministro relativa allo sciopero e si conclude con una proposta:
“Il buonsenso nell’applicare regole e nell’esercitare diritti evidentemente non basta più per evitare danni al proprio Paese. Per questo abbiamo concordato questa mattina con il Presidente Renzi che al Consiglio dei Ministri di questo pomeriggio proporrò una modifica legislativa che consenta di inserire anche i Musei e i luoghi della cultura aperti al pubblico tra i servizi pubblici essenziali”.

L’assemblea è stata indetta secondo i sindacati per discutere “della gravissima situazione in cui si trovano i lavoratori del Mibact”, in particolare per il mancato pagamento delle indennità di turnazione e delle prestazioni, per le centinaia di aperture straordinarie e per il rinnovo del contratto dei lavoratori pubblici bloccato per la parte economica da molto tempo.
La caduta, in queste due visioni profondamente diverse della vicenda, è quella di Roma, un’antica fanciulla innocente la cui struggente bellezza ancora una volta viene ferita.

Nella sconfitta la malinconia di una città inerme di fronte ad un “destino d’opposizione” come lo chiamava Pier Paolo Pasolini, gli uni contro gli altri fino all’ultimo sangue, non è della lotta tra il diritto ad una assemblea o allo sciopero e le scelte di un governo che rimarrà traccia, ma solo della prepotente incertezza da cui in ogni istante viene violata.

Una disperata realtà in cui non si può esimersi dallo schierarsi al suo fianco, sognando il sublime giorno in cui dovrà fatalmente rinascere nelle delicatezze dell’arte e della storia che la rendono eterna.


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