Poche ore. E dopo l’apertura delle porte della Germania decisa da Angela Merkel, tutto e’ cambiato. Si, perche’ fino a poche ore fa le prime pagine pagine erano dedicate alle proteste, ai sassi sui bus che portano i migranti, oggi agli applausi che salutano il loro passaggio. Ma se una repentina variazione di linea, e di conseguente atteggiamento, di politici e governanti stupisce poco (le ragioni della politica e delle sue strategie non sempre comprendono la coerenza), a leggere le prime pagine dei giornali e a guardare tg e ascoltare notiziari radiofonici, si stenta a credere che si parli degli stessi cittadini europei di pochi giorni fa.
Questi i titoli di prima pagina: ”A Monaco applausi ai profughi.”… E ancora, ”in Austria cittadina di confine “invasa” dai migranti: i cittadini fanno festa”. Si racconta infatti che al di la’ della frontiera ungherese, in Austria, altra nazione che ha deciso di aprire le frontiere ai rifugiati la prima cittadina che si incontra e’ Nickelsdorf . Qui persone arrivate anche dai centri vicini, non solo non hanno protestato per l’arrivo di migliaia di migranti provenienti da Budapest, ma hanno organizzato una festa e distribuito cibo, vestiti e regali.
Questa un’intervista ad una donna arrivata ad accogliere i migranti; il giornalista :“ non crede che possano essere un problema ?” Un attimo di disorientamento e poi la risposta , stupita, e’ stata “ chi? Rifugiati di guerra? Perche’ dei rifugiati di guerra possono essere un problema?…ma andiamo…”
E poi: “applausi e una grande festa alla stazioni di Monaco di baviera, di Vienna e di Salisburgo, all’arrivo di centinaia di profughi” Si racconta di decine di tedeschi che hanno raggiunto la stazione di Monaco di baviera e “ hanno accolto con entusiasmo i 450 migranti scesi dal treno” offrendo loro caramelle giocattoli “ o anche semplici strette di mano”. Scene analoghe a Salisburgo…
E in Italia? Si legge che a Bologna “è scattata la corsa alla solidarietà per ospitare una parte dei profughi arrivati in città. Aziende e famiglie bolognesi, anche sull’onda emotiva della foto del piccolo aylan, il bimbo di tre anni ritrovato senza vita su una spiaggia turca, stanno bussando alla porta di enti e istituzioni – dalla cgil alla prefettura, fino alle parrocchie – per offrire un alloggio ai migranti.”
Insomma, i titoli ci raccontano tutti un’Europa dell’accoglienza, della volonta’ di rimboccarsi le maniche e fare fronte a questa tragedia epocale. Per trovare invece notizia della manifestazione di protesta a Brescia davanti all’albergo che ospita profughi, occorre fare un certo sforzo. Ma e’ possibile che nel giro di 48 ore sia cambiato il sentire delle persone? E’ bastata l’apertura della Merkel? O, piu’ ragionevolmente e’ variato il modo di raccontare il dramma dei rifugiati?
Dopo titoli che “sparavano” il malcontento , le proteste, il rifiuto all’accoglienza, dopo trasmissioni intere in cui si dava voce quasi esclusivamente a grida disarticolate di chi vedeva messo in pericolo il buon nome del proprio quartiere, dopo talk show in cui si dissertiva in modo populistico, inesatto e spesso platealmente falso che infiammava piazze pronte alla rissa contro “lo straniero”, beh ora ci si domanda che fine abbiano fatto tutte queste persone, o meglio, che fine aveva fatto prima dell’apertura della Merkel l’Europa degli applausi, dell’accoglienza, dei regali, dello stupore nel prendere in considerazione l’idea che un rifugiato possa essere un problema.
Semplicemente questa Europa, questa Italia, venivano raccontate troppo poco se non per niente. E quanto i racconti giornalistici abbiano un peso nel sentire comune e nel creare il clima generale in un paese, e’ cosa nota. E allora, che responsabilita’ abbiamo, come giornalisti, quando ci appiattiamo sulla politica imperante? Quando seguendo l’onda, con accondiscendenza raccontiamo principalmente cio’ che ci sembra, in quel momento faccia piu’ ascolto o porti a vendere piu’ giornali?
E’ molto grave se e’ bastato che la Merkel aprisse per raccontare l’accoglienza di una comunita’ internazionale, un’accoglienza che e’ sempre esistita come dimostra la storia di Lampedusa, ma che era seppellita sotto le proteste dei pochi, spesso pilotati da forze estremiste. Questo non e’ giornalismo. Il ruolo del giornalista non e’ solo raccontare e riportare cio’ che accade , ma anche avere il coraggio di andare oltre, guardare dietro l’apparenza di una notizia per fornire a chi legge o ascolta, gli strumenti per decidere, per capire da che parte sta la propria verita’ .