Gabriel Garcia Marquez non ha mai celato di appartenere ad una famiglia, quella della sinistra, non ha mai reso silente il suo pensiero politico, né nascosto un profondo legame con Fidel Castro, neanche dopo la vicenda del poeta Heberto Padilla “Affaire Padilla”, inoltre mai si è sopita la sua protesta contro il violento e inumano regime di Pinochet in Cile, instaurato con il colpo di stato che portò alla morte di Salvador Allende.
Questi i motivi per cui lo scrittore, tra gli altri, di “Cent’anni di solitudine” e di “Nessuno scrive al colonnello”, premio Nobel della letteratura, è stato spiato dall’Fbi, dell’allora direttore Edgar Hoover, in maniera continuativa tra il 1961 e il 1985, come rivelato dal Washington Post ora che i documenti risultano essere stati desecretati.
Marquez nel gennaio del 1961 si trasferì con la sua famiglia negli Stati Uniti, per lavorare come corrispondente per “Prensa latina”, l’agenzia di stampa dell’Avana, Vivevano a New York, all’albergo Websterm proprio nel momento in cui l’America aveva interrotto qualsiasi rapporto con Cuba e si preparava all’invasione dell’isola e poco prima del 20 gennaio, giorno dell’elezione di J.F.Kennedy.
Gabo già nel giugno dello stesso anno, ripartì alla volta del Messico, raggiunto nell’odissea di un viaggio attraverso gli Usa di cui restano racconti di assoluta verità e bellezza.
L’intellighenzia spiata, oppressa, studiata, controllata, oggetto di una caccia al pensiero resta una realtà oscura fatta da processi visibili o invisibili come quello rivelato ora a Gabriel Garcia Marquez: “Le idee non sono di nessuno” disse. Disegnò in aria con l’indice una serie di cerchi continui, e concluse: “Volano lì in giro, come gli angeli”. Le idee non vanno sporcate.
Iscriviti alla Newsletter di Articolo21