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Esecuzione in Bangladesh. Ucciso il cooperante italiano Cesare Tavella

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Tre uomini in moto. Lo hanno seguito mentre faceva jogging, al tramonto. Poi gli hanno sparato almeno tre colpi, con il silenziatore. Lo hanno colpito a un gomito e a una mano, ma decisiva è stata la ferita all’addome. Poi sono fuggiti lasciandolo in una pozza di sangue. Alcuni passanti hanno portato il corpo agli United Hospitals dove purtroppo Cesare Tavella è deceduto. Aveva cinquant’anni, originario di Milano, viveva da anni nel Ravennate. Era veterinario e isegnava agronomia. Stava in Bangladesh come capo progetto di “Proofs” per la Icco, una ong olandese che si occupa di cooperazione e sviluppo.

Quella che è stata una vera e propria esecuzione, ma che per gli investigatori aveva il solo scopo di uccidere un occidentale, è avvenuta nel quartiere residenziale di Dacca, ed è stata immediatamente rivendicata dall’Isis con una farneticante nota sul web. “Abbiamo ucciso un crociato – si legge in arabo – in un’operazione di alto livello eseguita dai soldati del Califfato per volontà di Allah. Avvisiamo i cittadini dell’alleanza crociata che non avranno nessuna sicurezza nella casa dell’Islam, questo è solo l’inizio”.

Gli inquirenti al momento non escludono nessuna pista, ma ritengono molto probabile che dietro l’omicidio possa esserci realmente la mano di simpatizzanti del Daesh. Lo Stato Islamico, infatti, da tempo ha lanciato campagne di reclutamenti e di incitazione a colpire gli “infedeli” in tutto il mondo. Dall’Asia e dal Bangladesh in particolare, Paese a maggioranza musulmana, c’è stata una massiccia affluenza di foreign fighters al Califfato. Inoltre, diverse formazioni terroristiche locali, come il Jamaatul Mujahidin Bangladesh (Jmb) si sono alleate con il Daesh “aderendo” alla causa.

Sul caso sta lavorando ora anche l’intelligence italiana mentre il ministro Gentiloni ha mandato un messaggio di cordoglio a nome del governo. Fonti dei servizi riflettono in ogni caso sul fatto che la modalità dell’omicidio lascerebbe intendere che l’obiettivo fosse proprio Tavella e dunque non credono fino in fondo alla rivendicazione, troppo veloce per conoscere anche il nome della vittima (citata nel testo).

Cesare Tavella girava da anni il mondo: Africa, Yemen. I genitori abitano a Bagnacavallo, lui viveva a Casola Valsenio: vi si era stabilito una quindicina di anni fa. Sognava di coltivare la terra, un podere che aveva acquistato assieme a un casolare da risistemare. Il mutuo da pagare, ma soprattutto la separazione dalla moglie, tornata in Piemonte con la figlia adolescente lo hanno convinto a tornare a girare il mondo. Nei Paesi più poveri, dove era già stato anni prima, sempre da cooperante.


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