“Molte ceneri sono state sparse in questo mare, molti sudori: fosse terra ne fiorirebbe, ma il mare si ammala dei resti dell’uomo”. (Erri De Luca, Non ora, non qui)
Il pm Antonio Rinaudo ha chiesto per Erri De Luca otto mesi di reclusione per l’accusa mossa dalla procura di Torino a seguito della denuncia della società Franco-Italiana LTF Lyon-Turin Ferroviarie, dopo l’intervista rilasciata dallo scrittore all’Huffington Post nel settembre del 2013, in cui dichiarava che la Tav Torino-Lione andava sabotata.
“Quando il signor De Luca parla, le sue parole hanno un peso specifico rilevante, soprattutto sul movimento No Tav, soprattutto sui destinatari”.
Questa una delle motivazioni nella richiesta di condanna del sostituto procuratore nel corso della requisitoria di fronte al giudice, ancora una volta il respiro di un poeta appare più pericoloso di quello di un altro individuo. Il pm in aula cita anche Primo Levi, e la sua riflessione sulla responsabilità di quanto scriviamo “parola per parola”, e la Genesi ricordando a Erri De Luca che in essa si fa riferimento al primo istigatore che ne ha pagato le conseguenze: il serpente per la mela di Eva.
Il processo a un uomo che ama la parola per il reato d’opinione è così giunto a una richiesta di condanna, un disastro profondo, De Luca il poeta, lo scalatore, lo scrittore, a tu per tu, con il fumo e la cenere della censura, rimane quel che è “Uomo e Parola”, in un legame che mai nessun tribunale potrà sciogliere, la Parola viva nell’ombra, tagliente, affilata, delicata, nuda, intrisa di rugiada o in cerca d’amore comunque libera.
In questo oggi abita il nostro dolore e il nostro fallimento, la nostra immersione in un abisso dove non c’è bellezza, la Parola protetta è fatica e fango, conserva la storia, un fardello pesante che illumina l’oscurità diffusa di un’Italia più sola:
“Non perché io creda che a un errore debba seguire un castigo, no, non questo succede, l’errore che si commette a me pare che contenga in sé una penitenza, una diminuzione, però ad ogni sbaglio corrisponde una solitudine”. (Erri De Luca Non ora, non qui)