Accadeva 35 anni fa. Due giornalisti che scompaiono nel nulla dovrebbero fare notizia. O no? Se in più sono spariti a Beirut, in piena guerra civile, e se nella loro sparizione c’è lo zampino dei fedayin palestinesi, dei servizi segreti italiani e addirittura della P2, beh, ci sono tutti gli ingredienti per un giallo internazionale in piena regola, da sparare in prima pagina. E invece no. No, perchè in Italia ci sono giornalisti di serie A e giornalisti di serie B: i primi possono contare sulla mobilitazione del circo mediatico, sul sostegno dell’Ordine e sugli appelli del Sindacato; i secondi invece restano da soli e sono condannati all’oblio, lento ma sicuro.
E’ il caso di Italo Toni e Graziella De Palo, due colleghi free-lance spariti a Beirut il 2 settembre del 1980. Di loro non si è saputo più nulla. Zero. Inghiottiti da un giorno all’altro dal buco nero della guerra civile libanese, che dal 1975 al 1991 ha fatto 150mila morti ed ha visto decine di migliaia di desaparecidos. All’inizio la copertura giornalistica fu discreta, ma con il passare degli anni scemò fino a cessare, anche perchè il governo Craxi, nel 1984, appose sulla vicenda il segreto di stato. Eppure c’erano tutti gli elementi per farne una battaglia civile di alto profilo: perchè Italo e Graziella erano stati sequestrati, questo è certo, e perchè i servizi segreti dell’epoca, infiltrati dalla P2, si erano distinti per i numerosi depistaggi, con cui avevano cercato di coprire (se non di aiutare) i sequestratori, appartenenti quasi certamente alla galassia dei gruppi palestinesi. Su questa storia è calato invece un silenzio di tomba. E chi sa – e sono in tanti, fra i politici dell’epoca – continua a tacere. Restano le famiglie, che da anni in perfetta solitudine chiedono verità e giustizia. Vogliono sapere che fine hanno fatto Italo e Graziella, ma soprattutto perchè sono morti, come ormai è sicuro, a distanza di tanti anni.
La vicenda è complessa e i media, si sa, detestano le storie complicate, a meno che non abbiano risvolti politici immediatamente spendibili per gli editori. I giornalisti, poi, preferiscono votarsi alle cause già santificate, che danno maggiore visibilità e prestigio. Chi avesse voglia di approfondire può andare sul sito http://www.toni-depalo.it/, ricco di informazioni che lasciano di stucco. Per chi invece preferisse il racconto per immagini c’è una mia inchiesta per La Storia siamo noi (Un mistero di Stato – Il caso Toni-De Palo).