Dopo 4 anni di appelli, di fughe nei paesi limitrofi, di traversate della morte passate sotto silenzio, di massacri, violenze e bombe, tante bombe, i bambini siriani e le loro famiglie hanno deciso che è giunto il momento di venire qui, in Europa, a raccontarci coi loro volti esasperati cosa stanno subendo a casa loro. L’indifferenza verso quella che è la peggior catastrofe umanitaria degli ultimi decenni si è subito trasformata in indignazione, la” rotta dei Balcani” è stata subito occupata fisicamente dalle tv di tutto il pianeta, schierate giustamente ad ascoltare storie di vita da anni, non mesi, facilmente fruibili sui social ma che forse non avevamo voglia di ascoltare né di raccontare troppo perché toccavano terre lontane e storicamente in lotta tra loro.
Così è iniziato un diluvio di “mai più” di “dove eravamo” e di “come è mai potuto accadere tutto ciò” mentre i leader mondiali fanno a gara tra loro dividendosi tra i più accoglienti e i meno accoglienti, alimentando l’industria dei dibattiti tv che finalmente, almeno in Italia, hanno cominciato a dare un po’ di pace (non troppa) alle tragedie di bambine innocenti come Sarah Scazzi, Yara Gambirasio, etc.
Ban Ki Moon 2 anni fa tuonava contro i crimini di guerra commessi dalle fazioni in campo, oggi all’Assemblea dell’ONU in corso a New York, anche lui esasperato, credo, denuncia l’immobilismo del Consiglio di Sicurezza su una guerra che dura da 4 anni. 4 lunghi anni di storie che migliaia di migranti siriani hanno deciso di venirci a raccontare in Europa. 4 anni e 4 milioni di profughi, oltre 250 mila morti e chissà quanti bambini. Numeri da far impallidire le vicende di Bosnia e Ruanda. Città devastate, ridotte a fantasma di se stesse come Aleppo dove manca tutto, dove umanità disperate mangiano anche radici e carcasse di animali oppure come Yarmouk, l’enclave palestinese alle porte di Damasco, dove migliaia di innocenti inermi sono intrappolati, bombardata per due anni di seguito senza pietà, dove non si capisce più chi combatte, chi è buono o cattivo, chi è il bene o il male: Isis contro Assad, Assad contro Al Nustra, Hezbollah contro Isis, tanto da diventare il luogo simbolo della confusione che regna sovrana nel Paese. “Dove eravamo”? “Come è potuto accadere tutto ciò”? “Mai più”.
Accade poi, quando un conflitto va troppo per le lunghe e si è perduto evidentemente “il bandolo della matassa”, con tanto di “invasione” di rifugiati annessa, che si cominci a cercare un colpevole. E allora tutti contro l’Ue, cioè contro noi stessi in teoria, che non aveva previsto tutto questo caos fatto in gran parte di bambini in fuga dai loro paesi, che sono venuti a dirci in faccia come si viveva a casa loro, ignorando che è proprio l’Ue fino ad oggi, cioè ripeto noi, il primo finanziatore degli aiuti umanitari in Siria e continua ad esserlo. Anche se sono insufficienti. Ho una sensazione ma non so se sia bella o brutta. Qualcosa si sta muovendo nel panorama internazionale per risolvere questo dannato conflitto siriano divenuto negli anni sempre più complesso con risvolti che solo gli esperti di geopolitica riescono a capire, anche se confesso che non c’è geopolitica che tenga di fronte al calvario umano di questo popolo innocente, martoriato e in fuga. La sensazione che ho, dicevo, è che come per la guerra in Bosnia ad un certo punto si sia deciso che occorre dare il via alla gara internazionale di “solidarietà tardiva” per smacchiare la coscienza da impotenza, incapacità o indifferenza.
Sento questo nell’aria e non mi piace, perché dopo la guerra nei Balcani, di fronte casa nostra, anche in Siria è passato troppo tempo, troppi bambini sono morti, troppe violenze, mutilazioni, stragi, stupri hanno dovuto subire madri e figlie, troppi orfani sono giunti nel Vecchio Continente. Il piccolo Aylan è l’ultima immagine di una gallery del terrore che solo oggi abbiamo deciso di aprire ma su cui bastava cliccare tre anni fa, ad un anno dall’inizio delle ostilità, per indignarsi almeno quanto oggi. Bastava un click, 3 anni fa per chiedere che si portasse la pace in Siria, ma non abbiamo aperto il link e siamo andati a dormire. Ancora una volta.