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Delitto di Perugia. Dopo otto anni la Cassazione mette un punto

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Dopo sei mesi dalla sentenza di assoluzione di Amanda  Knox e Raffaele Sollecito per l’omicidio di Meredith Kercher, sono state depositate  le motivazioni della Cassazione. Una stroncatura su tutti i fronti che boccia Magistrati, protagonisti e metodi di indagine. “Clamorosi fallimenti, errori e dubbi nell’inchiesta”. Secondo la Suprema Corte se non ci fossero stati errori significativi da parte degli investigatori e se le indagini non avessero risentito di tante omissioni con ogni probabilità, fin da subito, si sarebbe potuto delineare un quadro chiaro della situazione.

Amanda Knox e Raffaele Sollecito sono stati assolti dalla Quinta sezione penale della Corte di Cassazione, presieduta da Gennaro Marasca, il 27 marzo scorso. Solo Amanda Knox era stata condannata a tre anni per il reato di calunnia nei confronti di Patrick Lumumba, pena già scontata. Assoluzione che ha fatto discutere e si è prestata da dibattito per molti mesi.

Nella sentenza di 52 pagine, vengono spiegate punto per punto tutte le pecche e i buchi nell’acqua che hanno contraddistinto uno dei processi mediaticamente più seguiti, quello di Meredith Kercher. Cerchiamo di riepilogare brevemente la vicenda giudiziaria:

Meredith Kercher, 22 anni, studentessa inglese in Italia con il progetto Erasmus, viene uccisa nella sua casa in Via della Pergola a Perugia il 1 novembre 2007. Il cadavere è ritrovato nella sua stanza  coperto da un lenzuolo e con la gola tagliata. Viene accusato di violenza sessuale e omicidio l’ivoriano Rudy Guede. Il 5 dicembre 2009 in primo grado, come concorrenti nell’omicidio, sono condannati dalla Corte d’Assise di Perugia la coinquilina americana Amanda Knox e il fidanzato di allora, Raffaele Sollecito. Per la prima volta si parla di un gioco erotico finito male.

Il 3 ottobre 2011 Amanda Knox e Raffaele Sollecito vengono assolti e scarcerati dalla Corte d’Assise d’Appello per non aver commesso il fatto. Un altro colpo di scena che ha fatto discutere. Il 26 marzo del 2013 intanto, la Corte di Cassazione accoglie il ricorso della Procura Generale di Perugia annullando l’assoluzione del 2011 e rinviando gli atti alla Corte d’Assise d’Appello di Firenze. Il 30 gennaio 2014 infatti  la Corte d’Assise d’Appello di Firenze ribadisce la colpevolezza degli imputati condannando Amanda Knox a 28 anni e 6 mesi e Raffaele Sollecito a 25 anni. Ma a breve un altro colpo di scena cambierà le carte in tavola, perché il 27 marzo 2015 la quinta sezione penale della Suprema Corte di Cassazione annulla senza rinvio le condanne di Amanda Knox e Raffaele Sollecito, assolvendo entrambi.

Si possono sintetizzare le motivazioni della Cassazione in cinque punti essenziali:

  • Il movente:

Nonostante le lunghe indagini, l’omicidio della studentessa inglese è ancora privo di un reale movente. L’omicidio a sfondo sessuale o il gioco erotico finito male non stati ritenuti rilevanti o comunque non motivati a sufficienza.

  • La partecipazione dei due ex fidanzati all’omicidio:

I Supremi Giudici affermano che non esistono elementi che facciano riferimento alla presenza dei due sulla scena del delitto. Nonostante ci potesse essere una partecipazione reale dei due ragazzi sulla scena del delitto è anche vero che, sia nella stanza in cui è stata uccisa Meredith sia sul suo corpo, mancano le loro tracce biologiche  mentre sono state rinvenute quelle dell’ivoriano Rudy Guede, l’unico dei tre condannato a sedici anni di carcere.

  • Il reggiseno della vittima:

I giudici anche in questo caso confermano che la sola traccia ematica rinvenuta sul gancetto del reggiseno di Meredith non offre la certezza di poter ricondurre quella macchia al Dna di Sollecito, come ipotizzato più volte durante il processo; bisogna anche dire che il gancetto del reggiseno è rimasto per 46 giorni sul pavimento della camera dove avvenne il delitto. Con la possibilità di essere facilmente contaminato da agenti esterni.

  • Diffusione Mediatica:

Tante leggerezze sono state commesse per non accuratezza, caos e confusione in una vicenda giudiziaria che per otto anni ha avuto colpi di scena soprattutto mediatici. Tutta questa attenzione, tra trasmissioni televisive e intere pagine di cronaca, non ha fatto altro che enfatizzare la ricerca ossessiva e a tutti i costi di un colpevole. I riflessi di tutto ciò sulla vicenda hanno provocato una improvvisa accelerazione delle indagini, in quanto l’opinione pubblica chiedeva a più voce verità e verità andava fatta.

  • Inutile un altro processo:

Sarebbe assurdo processare di nuovo Amanda Knox e Raffale Sollecito in quanto non emergerebbe nulla di nuovo. I giudici hanno anche ricordato che i pc della vittima e dei ragazzi, più volte esaminati, sarebbero stati bruciati  da manovre non utili degli inquirenti. Erano le uniche prove tangibili e sono andate perse.

Un processo dall’iter “ondivago” come definito dai giudici e contaminato più volte dagli investigatori che hanno bruciato prove utili. Di certo non sapremo mai cosa è accaduto il primo novembre del 2007 in via della Pergola a Perugia, ma forse una volta per tutte, si è messa la parola fine a questo doloroso calvario giudiziario, come ha commentato  la famiglia della studentessa inglese, visibilmente delusa dalla giustizia italiana.


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