Un uomo con il viso coperto da un casco che arriva alle spalle, un colpo alla nuca e un corpo che cade a terra. È morta così il 10 settembre Flor Alba Núñez Vargas. La giornalista venticinquenne stava entrando al mattino nella sede della stazione radio La Preferida Fm, di cui era direttore e dove conduceva il programma “La Preferida Stereo”, a Pitalito nel dipartimento sud-occidentale colombiano di Huila,.
I suoi parenti hanno detto che recentemente la reporter aveva subito minacce anonime dopo la pubblicazione sulla propria pagina Facebook delle foto di alcuni delinquenti che commettevano una rapina nei pressi del municipio di Pitalito. La pista è anche stata confermata da un capo della polizia locale al canale televisivo Caracol. Un’altra ipotesi di indagine riguarda il lavoro svolto da Núñez Vargas in vista delle elezioni locali previste il 25 ottobre. La giornalista era anche stata minacciata sui social network dopo aver intervistato nel suo programma, lo scorso agosto, alcune persone coinvolte nella morte di un cane. Pur essendo molto giovane, Flor Alba Núñez Vargas aveva lavorato per diverse testate (canale 6, TV5 e Canal Nación TV), oltre a essere iscritta alla facoltà di Scienze sociali dell’università di Magdalena.
Il colonnello Santiago Ortiz Camelo, capo della polizia nel dipartimento di Huila, ha fatto arrivare in città un team investigativo per cercare i responsabili dell’omicidio. Le autorità, inoltre, hanno annunciato una ricompensa fino a 70 milioni di pesos (poco più di 20mila euro) per chi fornisce informazioni utili all’arresto dei colpevoli.
Da inizio anno sono tre i giornalisti assassinati in Colombia. Le altre due vittime erano il radio giornalista Edgar Quintero, 57 anni, ucciso il 2 marzo a Palmira nel dipartimento sud-occidentale della Valle del Cauca, e Luis Peralta Cuellar, 63enne proprietario di una stazione radio di El Doncello nel dipartimento meridionale di Caquetá, ucciso il 14 febbraio dopo aver subito minacce una settimana prima.
Quintero è stato ucciso nei pressi di Radio Luna, la stazione radio locale dove lavorava, e il suo direttore María Consuelo Luna ne ha ricordato le doti di estrema schiettezza. Invece Radio Linda Stereo, di proprietà di Luis Peralta Cuellar, aveva spesso affrontato presunti casi di corruzione.
In Colombia c’è un mix esplosivo che mette a rischio ogni reporter e che è composto dalla leggerezza con cui le autorità prendono le minacce contro i giornalisti, soprattutto via Internet e sui social, e un’assenza di sanzioni o misure di prevenzione che portano a un’impunità generalizzata. I reporter, quindi, operano nella paura e le famiglie delle vittime spesso non riescono nemmeno a ottenere giustizia.
Secondo i dati disponibili a Reporters sans frontières, dal 1980 al 2012 sono stati assassinati almeno 27 giornalisti nel dipartimento di Valle del Cauca e altri 9 nel dipartimento di Caquetá.
Uno dei soggetti particolarmente accaniti nei confronti dei giornalisti, tanto che Rsf lo ha inserito nella lista dei Predatori della libertà di stampa, è Los Urabenos, gruppo militare paramilitare che recentemente ha minacciato otto giornalisti di diversi media, presente in 337 comuni sulla costa caraibica e nel centro del paese, in particolare nelle città di Cali e Medellín. Un’altra banda criminali solita a minacciare giornalisti è quella di Los Rastrojos.
Dopo i gravi fatti degli anni passati, il governo colombiano aveva varato un programma di protezione dei giornalisti, ma dopo quindici anni il programma mostra oggi la corda. I problemi maggiori sono l’inadeguatezza dei finanziamenti, la corruzione, la pessima gestione e i ritardi ingiustificati.
Nonostante una significativa diminuzione del numero di giornalisti assassinati, l’unico vero risultato, il programma è deludente. Nel corso dei suoi 15 anni di esistenza, ci si è concentrati sulla protezione e sulla scorta dei giornalisti, senza affrontare la necessità di sviluppare il sistema delle indagini giudiziarie e dei procedimenti penali o la prevenzione dei rischi. Prova ne è che minacce e attacchi contro i giornalisti non sono diminuiti e, dei 388 casi di minacce contro registrati dal ministero della giustizia dal 2000 a metà agosto dello scorso anno, solo uno ha portato all’arresto dei responsabili.
I problemi di finanziamento del programma sono tali che i giornalisti che beneficiano della protezione hanno spesso dichiarato di aver dovuto pagare per la manutenzione dei veicoli assegnati per proteggerli senza mai essere rimborsati dallo Stato.
Secondo le organizzazioni di giornalisti colombiane il programma andrebbe ripensato per riformulare i concetti e i metodi utilizzati per la valutazione dei livelli di rischio e per la scelta di quali misure di protezione applicare; andrebbe riorganizzata la catena di comando per garantire una risposta rapida e adeguata ai pericoli a cui i giornalisti sono costantemente esposti; il personale del programma andrebbe formato per renderlo più consapevole delle questioni relative alla libertà di informazione; bisognerebbe assicurarsi che il ministero della giustizia partecipi al programma di protezione, riprogettandone la natura che non può essere solo reattiva, ma anche preventiva.
Ad oggi sono 104 i giornalisti in Colombia che sono sotto la protezione del programma.