Di Pino Salerno
Per l’Europa è stata una giornata convulsa, complessa, piena di decisioni contraddittorie e prove di forza tra leader nazionali. La questione su cui ormai ci si divide fino alla frattura definitiva resta quella dell’accoglienza di circa un milione di rifugiati e migranti che premono alle frontiere ungheresi, italiane e greche, dopo aver attraversato il Mediterraneo. Lunedì 14 il vertice di ministri dell’Interno aveva sostanzialmente sancito una spaccatura tra i sostenitori della proposta di Juncker delle quote obbligatorie rispetto ad una cifra che si avvicina ai 160.000 profughi, e quegli stati, raccolti attorno al gruppo di Visegrad (Repubblica ceca, Ungheria, Polonia e Slovacchia) che invece non intendono aderire alla ripartizione obbligatoria.
Le sanzioni proposte dalla Germania. E la risposta irata dei quattro paesi dell’Est
Il ministro degli Interni tedesco De Maiziere, della CDU, e uomo forte del governo Merkel, ha minacciato oggi di applicare sanzioni a quegli stati che non avessero aderito alla quota obbligatoria. La minaccia di De Maiziere è stata rispedita al mittente da almeno cinque stati dell’Est europeo. Il conflitto tra posizioni e stati nazionali, le accuse alla Germania di aver prima concesso speranza ai rifugiati e poi dinanzi ai numeri devastanti di aver chiuso le frontiere, la sostanziale inerzia rispetto ai tempi di costruzione dei centri di accoglienza in Italia e in Grecia, e infine la dilatazione dei tempi per il rafforzamento dello schieramento di nuove forze nell’ambito di Frontex, hanno convinto Angela Merkel a intervenire direttamente e con molta nettezza e forza.
Le parole di Angela Merkel: un vertice UE la settimana prossima e la ricostruzione dello spirito europeo
Nel corso di una conferenza stampa, Angela Merkel ha difeso la decisione tedesca di introdurre i controlli alle frontiere e insieme con la controparte austriaca ha preteso un vertice la settimana prossima dei capi di stato e di governo della UE sul tema della crisi delle migrazioni. Merkel ha affermato che la crisi delle migrazioni è una delle sfide più grandi che l’Europa abbia mai affrontato: “Possiamo impegnarci a risolverla e lo faremo ma solo attraverso un livello comune”. La cancelliera tedesca ha insistito sul fatto che “abbiamo bisogno dei controlli alle frontiere per valutare chiunque entri nel paese”. 70mila migranti, ha fatto sapere Merkel, sono entrati in Germania dall’Austria attraverso l’Ungheria nel solo mese di agosto. Poi i suoi toni si sono fatti più concilianti: “credo che abbiamo la necessità di ricostruire nuovamente uno spirito europeo… non credo che le minacce siano il metodo più opportuno per conquistare un accordo”.
Duri commenti di cechi, slovacchi e ungheresi contro la Merkel
Un membro del governo ceco, Tomas Prouza, responsabile delle politiche UE, ha commentato le parole della Merkel e di de Maiziere con la stessa durezza: “le minacce circa il taglio dei fondi non hanno alcuna base giuridica. Le minacce sono uno strumento vuoto ma estremamente dannoso per tutti”. La Slovacchia ha insistito sul fatto che non avrebbe mai sostenuto quote obbligatorie di rifugiati. In replica alla proposta tedesca, il primi ministro Robert Fico ha detti che mai prima d’ora un paese era stato punito per aver espresso opinioni diverse. E assumere un passo del genere, ha concluso duramente, “vuol dire mettere fine alla UE”. Ovviamente tutti però sono stati concordi sul fatto che Italia e Grecia devono stringere i tempi per la costruzione dei cosiddetti “hot spot”, dei campi di registrazione, dove ospitare i profughi. La posizione è apparentemente unitaria, perché il governo italiano ha espresso una posizione, attraverso il ministro dell’Interno Alfano, di sostanziale contrarietà agli “hot spot” senza un’adeguata adesione unitaria alle quote obbligatorie. Insomma, un grandissimo pasticcio.
La polizia ungherese arresta Luca Muzi, cameraman dell’Associated Press
Intanto, l’Ungheria del neofascista Orbàn dopo aver dettato una legge liberticida contro gli immigrati, entrata in vigore questa notte, e dopo aver portato nelle patrie galere decine di immigrati considerati clandestini, arresta un giornalista dell’Associated Press, Luca Muzi, che stava facendo il suo lavoro di reporter e cameraman lungo la frontiera ungherese. L’accusa della polizia contro Muzi è di aver filmato scene che non avrebbe dovuto filmare. È stato costretto infatti a cancellare le scene con le immagini di un cane poliziotto che si avventava contro un rifugiato.
Nel comunicato, l’Asssociated Press precisa: “I poliziotti hanno preso Muzi in un’area esterna al centro di registrazione di migranti e gli hanno chiesto di visionare le immagini, poi gli hanno ordinato di cancellarle. La telecamera conteneva le immagini di due giorni di lavoro in Serbia e in Ungheria. Muzi ha detto di essere stato costretto a cancellare la registrazione sotto la minaccia di pericolosi cani poliziotto”.