ADERIAMO ALLA MARCIA DELLLE DONNE E DEGLI UOMINI SCALZI

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Ci troviamo di fronte ad una fase di emergenza umanitaria e sociale.
Le tante persone che provano a raggiungere le nostre coste ci pongono, come popolo europeo, di fronte ad una grande responsabilità.

Stiamo assistendo a tante donne, bambini e uomini che perdono la vita nel tragitto verso l’Europa, spinti da una speranza di una vita migliore che è più forte della paura della morte.
Vediamo immagini di corpi inermi che non possono e non devono lasciarci indifferenti, perché ogni vita che si spegne è una sconfitta per tutti.

Come se non bastasse, c’è chi utilizza questa disperazione per alzare un muro di paura, razzismo e odio, buttando benzina sul fuoco di  una guerra tra poveri che non può vedere vincitori.
Le peggiori destre stanno svolgendo una propaganda senza scrupoli, storpiando informazioni, creandone di nuove e false, pur di poter urlare:”rimandiamoli tutti a casa”.

Quella casa, che molti di loro non hanno più, perché una guerra gliel’ha distrutta, oppure se esiste non è un luogo che si può definire tale: persecuzioni, povertà, dittature costringono a sperare nella possibilità di un futuro migliore, magari dall’altra parte del mondo.
Ci troviamo di fronte a una costellazione di guerre da cui, come Paesi Europei, non possiamo crederci assolti: interroghiamoci con onestà su quali sono le nostre responsabilità in questi conflitti, perché la risoluzione del problema passa anche attraverso una politica estera basata sulla cooperazione e sulla risoluzione pacifica dei conflitti. Bisogna fermare subito ogni guerra!

Crediamo sia necessario che le istituzioni europee e i singoli Stati nazionali agiscano collegialmente per la determinazione di una politica comune sull’immigrazione che vada nella direzione dell’accoglienza. Alzare muri, bloccare le persone per rispedirle indietro (non si capisce bene dove) non è la soluzione. Dobbiamo aprire canali umanitari che permettano alle persone che fuggono di raggiungere l’Europa senza rischiare la vita, dare loro la possibilità di decidere dove richiedere asilo e dove stabilirsi, superando il trattato di Dublino e dare loro la giusta e dignitosa accoglienza, eliminando definitivamente centri di detenzione.

La nostra sfida è però ancora più grande: per sconfiggere definitamente il razzismo e la xenofobia gli stati europei devono dotarsi di strumenti di integrazione e accoglienza che non siano lasciati alla buona volontà del singolo.

Crediamo che in questo senso sia fondamentale il ruolo delle scuole e delle universitá, in quanto luoghi di creazione di multiculturalità e di incontro. Dobbiamo aprire questo spazi alla contaminazione delle idee e delle storie di vita, al reciproco aiuto per ricostruire una coesione sociale che ormai non esiste più.

Aprire i luoghi dell’educazione e della formazione significa dare opportunità di riscatto a quei tanti, più o meno giovani, che hanno scelto il nostro continente per rifarsi una vita e che tanto ci possono dare in termini di sviluppo culturale ed economico, come già fanno quelle tante persone arrivate negli ultimi decenni.

Le sorti dell’Europa stanno qui, nelle parole solidarietà e accoglienza, integrazione e contaminazione.

Soltanto così si può distruggere il falso mito dell’invasione, della paura del diverso e permettere a chi arriva di non sentirsi escluso da opportunità  che non possono essere proprietà privata di nessuno.

Conoscere, essere in grado di immedesimarsi e comprendere le esperienze altrui sono alla base di una cultura aperta alle differenze, che non discrimini sulla base del colore della pelle o della provenienza.

Per questi tanti motivi aderiamo alla “marcia delle delle donne e degli uomini scalzi” prevista per l’11 settembre a Venezia e rilanceremo l’iniziativa in tutte le città italiane, invitandovi a partecipare perché siamo tutti coinvolti.

Da retedeglistudenti


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