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A Riccione parliamo di contenuti

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Tra pochi giorni, come ogni anno, Riccione offrirà a turisti e residenti l’opportunità di conoscere uno spaccato, sia pure parziale, di cosa si muove nel settore dell’informazione. La vetrina non sarà più, però, il Premio Ilaria Alpi, che, su richiesta della mamma di Ilaria, ha concluso il suo percorso dopo ben vent’anni di storia, ma una nuova iniziativa, il DIG (Documentari Inchieste Giornalismi) Award, con quello che potremmo definire un vecchio compagno di viaggio, cioè il Premio per il giornalismo investigativo televisivo Roberto Morrione rivolto ai giovani, giunto alla quarta edizione.

Quello di Riccione sarà certo un momento di conoscenza di quanto di meglio in questo anno è stato prodotto dai media nostrani, ma anche l’occasione per incontrare alcuni dei più interessanti protagonisti del giornalismo internazionale, a partire da Gavin MacFadyen, giornalista investigativo autore di oltre 50 inchieste tv trasmesse dai grandi canali americani e britannici e fondatore e direttore del Centre for Investigative Journalism, una realtà mirata a formare e supportare i nuovi reporter.

Quello che, però, fa da sempre di questo appuntamento un momento di riflessione più allargato è la presenza di spazi diversi rispetto alla pura notizia, anche se coniugata in forme e letture diverse. Si ricostruiranno alcune delle vicende più oscure della nostra storia recente, ma ci sarà spazio anche per la satira, il fumetto e per il cinema, con la proiezione di The forecaster. Il teorema della crisi, il pluripremiato film di Marcus Vetter e Karin Steinberger che ricostruisce la vera storia di uno studioso americano che aveva individuato un modello matematico per prevedere l’andamento dell’economia globale ma anche di guerre e diplomazie più o meno segrete, fino al suo arresto da parte dell’Fbi.

Le giornate del DIG vedranno anche la prima uscita pubblica dell’Associazione Amici di Roberto Morrione, nata nei mesi scorsi con l’obiettivo di promuovere il futuro dell’inchiesta giornalistica sostenendo i più giovani, come sarebbe piaciuti a Morrione, cresciuto alla scuola di Enzo Biagi, cronista d’inchiesta al Tg1, storico direttore di Rainews24 e infine fondatore e direttore di LiberaInformazione, l’osservatorio promosso da Libera su mafie e informazione.

A Riccione, l’associazione, nata anche con il supporto di Articolo 21, curerà la proiezione delle tre videoinchieste finaliste del Premio Roberto Morrione (venerdì 4 settembre alle 17 al Palazzo del Cinema), si parlerà di diritti negati, di traffici illeciti e delle mani delle mafie sui fondi europei. E poi, Sabato 5 settembre dalle ore 10 alle ore 14 presso il Palazzo del Turismo di Riccione, si terrà la premiazione del vincitore, che inizierà con la visione dei trailer dei tre finalisti alla presenza degli autori e dei tutor: Anna Migotto di Terra! di Rete4, Sabrina Giannini di Report di Rai Tre, Fausto Pellegrini di Rainews24. La mattinata proseguirà con il dibattito “Testimoni del tempo (che fu?). Dalla Rai di Morrione alla Rai di oggi” con Walter Veltroni e Beppe Giulietti. Si parlerà di Servizio pubblico, di informazione, ma anche delle altre espressioni in cui oggi le notizie prendono forma, il cinema, la letteratura, temi cari da sempre a Veltroni fin da quando, direttore de L’Unita’, ne fece i punti di forza del giornale. Temi che anche Articolo 21 da sempre pone al centro del dibattito, consapevole che, in una fase in cui, tra crisi economica e perdita di autorevolezza da parte dei media tradizionali, il consenso segue strade nuove, dal cinema alla satira fino al fumetto (o graphic journalism, se vogliamo nobilitarlo, ma non ne ha bisogno). Non possiamo, infatti, pensare, noi giornalisti tradizionali, di non cercare il dialogo con questi altri mondi, e magari non solo per parlare, ancora una volta, di forme, tecnologie, linguaggi, ma finalmente di quella che dovrebbe essere la materia viva: i contenuti, cioè le storie, le persone, le culture che troppo spesso, nel nostro dibattito, finiscono relegati a tramite, mezzo, invece di essere, con le parole di Immanuel Kant, sempre e solo il fine della nostra azione.


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