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A piedi scalzi contro i muri e i fili spinati. E su Change.org una petizione per chiedere alla Ue sanzioni contro l’Ungheria

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“Per un’Europa senza confini, siamo tutti clandestini”. E’ uno degli slogan ripetuti ieri, lunedì 21 settembre davanti all’ambasciata d’Ungheria in Italia, in via Villini 12, per dire basta ai muri e ai fili spinati. Striscioni, volantini e cartelli: “Sono un rifugiato, arrestatemi pure”. Molti a piedi scalzi. La manifestazione è stata organizzata da Msf, Amnesty international, Arci, Emergency e Lunaria. Hanno aderito anche volontari del centro Baobab di via Cupa. C’era il regista Andrea Segre, Paolo Fedeli di Sel, il Viola Gianfranco Mascia. E c’era Articolo21 con una delegazione composta da Tommaso Fulfaro, Stefano Corradino, Vincenzo Vita, Elisa Marincola, Marina De Ghantuz Cubbe, Elio Matarazzo
L’iniziativa ricalcava quella dell’11 settembre scorso che ha visto la partecipazione di oltre 250mila persone, in tutta Italia, per chiedere diritti, rispetto e accoglienza per i profughi e i migranti, dal Lido di Venezia a Roma, da Palermo a Milano.

Intanto la Tavola della pace e Articolo21 hanno lanciato una petizione su Change.org dal titolo “L’Ungheria è fuori legge. Sanzioniamola”“Il modo in cui sta trattando i rifugiati e i migranti è fuorilegge” si legge nel testo. “Il governo ungherese sta violando i diritti umani fondamentali, il diritto internazionale, i principi fondativi dell’Unione Europea e in particolare l’articolo 2 del Trattato sull’Unione Europea: “L’Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli stati membri…”. Per questo l’Ungheria deve essere fermata e sanzionata. I diritti umani vanno rispettati e i muri vanno abbattuti! Chiediamo di avviare immediatamente nei confronti dell’Ungheria la procedura sanzionatoria prevista dall’articolo 7 del Trattato sull’Unione Europea”.

Firma la petizione su Change.org


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