Uccisa in diretta tv durante un’intervista in strada. E’ la tragica sorte toccata a Alison Parker, 24 anni, reporter di WDBJ, un’emittente locale di Ranoke, in Virginia, e al suo cameraman, Adam Ward, 27 anni, vittime di Vester Flanagan, ex impiegato della stessa emittente. Quest’ultimo ha filmato il duplice omicidio e poi, mentre era in fuga, ha postato il video sui social media: Twitter, Facebook, Youtube. E l’America ancora una volta si interroga su quante tragedie vengono causate dalle armi da fuoco. “Troppe”, commenta la Casa Bianca, furiosa contro un Congresso che sotto la pressione delle lobby non riesce a varare una pur minima stretta sulla vendita di pistole e fucili. “Non si può più aspettare”, concorda la candidata presidenziale Hillary Clinton.
Il killer e’ stato preso, dopo una caccia all’uomo durata ore. Quando i poliziotti si sono avvicinati all’auto dell’uomo hanno scoperto che si era sparato con la sua stessa pistola. Trasportato in ospedale e’ morto poche ore dopo. A innescare tanta follia sarebbe stato il disagio vissuto dall’uomo, che in un fax di 23 pagine inviato alla Abc News subito dopo il duplice omicidio ha spiegato di essere stato vittima di discriminazione razziale, molestie sessuali e di bullismo sul lavoro: “Ho tutto il diritto di essere arrabbiato, e la strage di Charleston (dove a giugno furono assassinati nove afroamericani, ndr) è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso”. L’uomo, poi, su Twitter ha tentato di spiegare il suo gesto, postando messaggi mentre la polizia lo inseguiva: “Alison ha fatto commenti razzisti. L’hanno assunta dopo questo?”.
Con la morte di Alison Parker e Adam Ward sono otti i giornalisti uccisi negli Stati Uniti mentre lavoravano o per ragioni collegate al loro lavoro. E’ quanto rende noto oggi il Committee to Protect Journalists, ricordando che l’ultimo giornalista ucciso nel Paese è stato Chauncey Bailey, direttore dell’Oakland Post, un settimanale afroamericano, ucciso nel 2007 mentre si stava recando al lavoro. Sono 39 i giornalisti che sono stati uccisi in tutto il mondo dall’inizio dell’anno, conclude l’associazione impegnata per la difesa dei giornalisti nelle zone più pericolose del mondo.