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Un anno senza Federico Orlando, maestro di giornalismo

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Uno dei migliori giornalisti dell’Italia repubblicana, Federico Orlando, ci ha lasciato esattamente un anno fa. Era il condirettore di “Europa”, il nostro bel giornale di area Pd che ha dovuto chiudere i battenti alla fine dell’anno scorso; e quante volte noi ci siamo detti, amaramente, che per fortuna Federico non aveva dovuto vedere il giorno della chiusura, ne avrebbe sofferto davvero tanto, lui che a “Europa” era il grande saggio.

Un liberale Orlando è stato veramente un grande giornalista, per il suo particolarissimo estro e il respiro di una cultura basata su solide convinzioni di stampo illuministico, laico, liberale: liberale nel senso più autentico, quello della religione della libertà contro il sonno della ragione: in questo senso progressista.

L’incontro finale, prima con la Margherita e poi con il Partito democratico, fu per lui lo sbocco tutt’altro che acritico di un lunghissimo percorso intrapreso da giovane, appunto da liberale puro, anticomunista ma sempre nel solco democratico e antioscurantista, fino alla grande simpatia politica e umana per i radicali, originali eredi della tradizione liberale, partecipando infine, come detto, alla stagione ulivista – fu anche deputato – fino alla nascita del Pd.

A Europa, in quell’originale gruppo animato dalla vivacità giornalistica di Stefano Menichini, Federico ha lavorato fino all’ultimo, con la stessa dedizione che ti aspetteresti da un giovane praticante, lui che era stato il braccio destro di Indro Montanelli al Giornale preberlusconiano (il Cavaliere, impadronitosi del quotidiano di via Negri li cacciò) e poi alla Voce, un’altra piccola e troppo breve esperienza editoriale.

Era curioso, Orlando, capace nel suo ragionare di partire dagli empirei di Benedetto Croce per planare alla politica politicante del Transatlantico, chiedendo col taccuino in mano notizie e particolari al collaboratore più giovane e illuminandosi tutto al nostro quotidiano complimento per un suo pezzo. Avesse mai saltato una riunione di redazione, Federico, avesse mai lesinato il suo consiglio, avesse mai alzato la voce. Persone così sono rare, purtroppo, e giornalisti di questa pasta ancor di più. Resta il ricordo, per chi ha avuto la fortuna di conoscerlo, un uomo così.

Fonte: “Il Fatto Quotidiano”


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