Di Alessandro Cardulli
In che mani siamo, poveri noi! Leggiamo Repubblica che titola: “Scioperi e lavoro, il governo rilancia”. Sottotitolo: “Il ministero del Welfare: avanti contro i signori dell’immobilismo”. Comprendiamo subito che si tratta della “campagna d’autunno” contro i sindacati, la loro rappresentanza, il diritto di sciopero in particolare, lanciata proprio dal quotidiano diretto da Ezio Mauro che annunciava i “piani del governo per rivoluzionare le regole del lavoro”. Dal ministero non perdevano un attimo per dare ancora più sostanza allo squillante articolo del quotidiano che, nella giornata di giovedì, stava ricevendo risposte molto dure dai sindacati, dalla Cgil, dalla Cisl, dalla Uil, da sindacati di categoria, a partire dalla Fiom, da organizzazioni territoriali. Un vero e proprio altolà ad intervenire con leggi su problematiche, lo sciopero in primo luogo, un diritto individuale garantito dalla Costituzione, che sono materia sindacale regolate dal rapporto fra le parti che il governo, il Parlamento, può fare proprie.
Una nota uscita dal ministero del Lavoro rilancia le “riforme” su rappresentanza e scioperi
Leggendo l’articolo, titolo a tutta pagina, non si può che restare basiti. Ci par di capire che si tratta non di un comunicato ufficiale del ministero, ma di una “nota – citiamo dal giornale – a firma del sottosegretario Massimo Cassano”. Poletti, il ministro ne sa qualcosa? E se sì, è gravissimo che un esponente del governo affermi che “sulle riforme legate al lavoro il governo intende andare avanti contro i signori dell’immobilismo”, che sarebbero i sindacalisti. Sempre questo tal Cassano afferma che il pacchetto delle proposte sulle riforme legate al lavoro “è la strada per far uscire l’Italia dalla conservazione e dalla stagnazione”.
Curriculum tutto a destra di Massimo Cassano, entusiasta del progetto di Forza Italia
Rimaniamo ammirati dalla sicurezza con cui parla questo sottosegretario uscito alla ribalta e dal momento che non lo abbiamo mai sentito nominare andiamo a documentarci. Riportiamo da Wilkipedia: Massimo Cassano “a 19 anni iniziò la militanza politica, come Dirigente giovanile nella Democrazia cristiana Nel 1983 diventa Consigliere Circoscrizionale di Japigia-Torre a mare, Bari. Abbraccia nel 1998 con entusiasmo il progetto di Forza Italia diventando Vice Coordinatore Regionale. Nel 2004 ricopre nello stesso partito il ruolo di Vice Presidente Vicario del Consiglio della Provincia di Bari fino al 2009. Nel 2005 viene eletto al Consiglio Regionale della Puglia con Forza Italia. Confermato alle elezioni regionali. nella lista del Popolo della Libertà. Nominato Vice Capogruppo del gruppo consiliare del Pdl e membro della Commissione Affari Generali e Assistenza Sanitaria. Il 26 febbraio 2013 viene eletto Senatore con il Popolo della Libertà. Viene nominato membro della VI Commissione Permanente (Finanze e tesoro), nella prima metà di maggio. Il 16 novembre 2013, aderisce al Nuovo centrodestra guidato da Alfano. Il 10 gennaio 2014 viene nominato coordinatore regionale del Ncd pugliese. Il 28 febbraio 2014 è sottosegretario al Lavoro nel governo Renzi. Si candida alle Europee del 2014 nella Circoscrizione meridionale per NCD-UDC ma non viene eletto”. Una fortuna per l’Europa, una disgrazia per l’Italia.
Un “esemplare” del governo in carica. E Renzi lo chiama rinnovamento
Abbiamo riportato per intero il curriculum di questo personaggio perché è un “esemplare” del governo in carica. Se pensiamo che disoccupati, giovani in particolare, precari, lavoratori, più di dodici milioni di iscritti a Cgil, Cisl, Uil, qualche altro milione a sindacati minori, sono nelle mani di personaggi come Cassano davvero rimaniamo senza parole. Ci verrebbe da chiedere a Renzi Matteo se è questo il rinnovamento di cui parla ad ogni ora del giorno e della notte, occupando televisioni, radio, per comparire al mattino nei titoli delle grandi e piccole testate. La realtà è che sono tornati in grande spolvero gli uomini e le donne del potere democristiano, poi passati al berlusconismo e finiti con Alfano. Ma sempre loro sono. Comprendiamo perché se la prendono con monsignor Galantino, quando critica con parole sferzanti la politica.
Anche Confindustria contesta l’intervento del governo e parla di trattative fra le parti
Ci spiace che a illustrare l’articolo, Repubblica inserisca la foto del ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Forse una sua parola, un chiarimento, magari una urgente convocazione dei sindacati, Renzi permettendo, sarebbe non solo utile ma necessaria. E pensare che perfino un autorevole dirigente di Confindustria, il vicepresidente Stefano Dolcetta, si dice contrario alla abolizione del contratto nazionale e dice che “nuove regole per la rappresentanza in fabbrica” sarebbe favorevole a trovarle nella trattativa fra le parti. “Se proprio non è possibile – continua – allora è auspicabile che il governo traduca in legge l’accordo che avevamo già firmato con Cgil, Cisl, Uil”. Ma questo è proprio il problema. Per l’uomo solo al comando le rappresentanze sociali , i corpi intermedi, non esistono, non hanno diritto di cittadinanza sono i nemici da abbattere. Ma così soffre la democrazia. I sindacati lo hanno capito, hanno dato una prima risposta. È importante che abbiano ripreso un discorso, una ricerca della unità possibile, che proprio in questi giorni sia stata richiamata l’esperienza della Federazione Cgil, Cisl, Uil caduta nel dimenticatoi per troppi anni.
A sinistra qualcosa si muove. Un terreno per dare gambe a nuove esperienze
Ma non possono essere lasciati soli a difendere i diritti dei lavoratori, parte fondante della Costituzione. A sinistra qualcosa si muove, questo è un terreno su cui fondare nuove esperienze, nuove alleanze, dare le gambe ad una nuova politica che abbia al centro il lavoro. Laburista, come l’inglese Jeremy Corbyn, in lotta per conquistare la leadership del partito e riportarlo nell’alveo della sinistra dopo la sconfitta alle elezioni per il parlamento. Non è un caso che il primo a contrastarlo siano gli ex leader laburisti, che di sinistra non hanno più niente,Tony Blair, Gordon Brown, David Miliband, tutti personaggi che a Renzi Matteo piacciono molto. Non per caso.