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Sacco e Vanzetti: emigrati italiani giustiziati ingiustamente il 23 agosto di 88 anni fa

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Oggi, 23 agosto 2015 ricorre l’ottantottesimo anniversario (per il centenario occorre attendere il 2027) del sacrificio di due anarchici italiani, Ferdinando Nicola Sacco, di Torremaggiore in provincia di Foggia e Bartolomeo Vanzetti di Villafalletto in provincia di Cuneo, emigrati agli inizi del Novecento negli Stati Uniti e arrestati, processati e giustiziati appunto nell’estate del 1927 sulla sedia elettrica nel penitenziario di Charlestown presso Dedham con l’accusa dell’omicidio di un contabile e di una guardia del calzaturificio “Slater and Morrill”.

Sulla loro colpevolezza ci furono molti dubbi già ai tempi del processo e a nulla valse la confessione del detenuto portoricano Celestino Madeiros, che scagionava i due italiani. E a cinquant’anni dalla loro morte sul patibolo, il 23 agosto 1977 il governatore dello Stato del Massachusetts, Michael Dukakis, riconobbe ufficialmente gli errori commessi nel processo e riabilitò completamente la memoria di Sacco e Vanzetti. Molte opere sono state dedicate a quell’episodio che ha colpito le generazioni successive in tutto il mondo occidentale e non soltanto negli Stati Uniti. Tra le tante vale la pena ricordare “The condemned” scritta nel 1932 da Marc Blitzstein,l’originale televisivo The Sacco-Vanzetti Story scritto da Reginald Rose per la NBC, il dramma in tre atti Sacco e Vanzetti di Mino Roli e Luciano Vincenzoni messo in scena dalla compagnia di Giancarlo Sbragia nel 1960, il film del 1971 Sacco e Vanzetti diretto da Giuliano Montaldo e la canzone del film che godette di grande popolarità ed era “The Ballad of Nick and Bart” cantata da Joan Baez che riprende le parole finali di un discorso di pronunciato prima dell’esecuzione da Bartolomeo Vanzetti.
Alla base del giudizio di condanna furono da parte della polizia, dei procuratori distrettuali, del giudice e della giuria popolare una forte volontà di perseguire una “politica del terrore” suggerita dal ministro della Giustizia Palmer e culminata in vere e proprie deportazioni degli anarchici.

Sacco e Vanzetti venivano considerati due “agnelli sacrificali” utili a certificare la nuova politica del governo contro gli oppositori del governo. Erano infatti immigrati italiani con una comprensione non perfetta della lingua inglese (migliore in Vanzetti che riuscirà, come si è già detto, alla pronuncia del verdetto). Erano note inoltre le loro idee politiche radicali e il giudice Webster Thayer li definì due bastardi anarchici (o anche Wops, termine dispregiativo usato contro gli individui di etnia italiana). C’era allora negli Stati Uniti una forte paura dei comunisti di fronte alla conquista del potere in Russia nel triennio 1917-20. Né Sacco né Vanzetti si consideravano comunisti e Vanzetti non aveva neppure precedenti penali ma erano conosciuti come militanti radicali ed erano stati coinvolti in scioperi, agitazioni politiche e propaganda contro il conflitto mondiale. Vanzetti di fronte al verdetto appena pronunciato disse.”Io non augurerei a un cane o a un serpente, alla più bassa e disgraziata creatura della Terra-non augurerei a nessuna di queste ciò che ho dovuto soffrire per cose di cui non sono colpevole. Ma la mia convinzione è che ho sofferto per cose di cui sono colpevole. Sto soffrendo perché sono un radicale; ho sofferto perché ero un Italiano e davvero io sono un Italiano (…) se voi poteste giustiziarmi due volte, e se potessi rinascere altre due volte, vivrei di nuovo per fare quello che ho già fatto.”

Nacque un caso che raggiunse il governo fascista italiano che, malgrado le idee di Sacco e Vanzetti cercò inutilmente di intervenire a favore dei due prigionieri, ma non ci fu nulla da fare e la condanna, il 23 agosto 1927,venne inderogabilmente eseguita sulla base di prove incerte e contraddittorie come il tempo avrebbe successivamente dimostrato.


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