80 anni dalla Liberazione, verso il 25 aprile 2025

Roma è diventata come Corleone?

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In Sicilia, ma anche in Campania e in Calabria, le autorità dello Stato sono state negli ultimi anni più rapide e puntuali nell’intervenire quando ci sono manifestazioni esterne delle associazioni mafiose. Ma questo a Roma, di fronte allo sfarzoso funerale, con accompagnamento della musica de Il padrino   di Nino Rota, i cavalli e la carrozza tirata a lucido, e il feretro del boss della famiglia Santamonica definito semplicemente il “re di Roma” e l’elicottero che lancia petali di rose non si era mai visto e altro si vedrà-crediamo noi-quando il 5 novembre prossimo assisteremo all’inizio del grande processo per Mafia-capitale. Come si spiega una simile situazione?

Perché nessuno sapeva, c’è da dubitarne. Nessuno immaginava quello che poi è successo ma anche questo è poco probabile.  Eppure-data l’attenzione internazionale che circonda la nostra capitale per ragioni che ora omettiamo- gli effetti non sa ranno entusiasmanti e forse questo almeno si poteva evitare, dopo che i mesi scorsi hanno consegnato all’opinione pubblica del pianeta immagini assai poco piacevoli della città eterna.  Ma la verità è che la nostra storia antica e recente balza sempre con forza sulla scena e il confronto non può giovare a una capitale come Roma.  Pazienza, anche se le vicende funeste che hanno investito negli ultimi tempi una capitale a noi cara come Atene dovrebbero condurre le classi dirigenti italiane a un esame di coscienza maggiore e più approfondito di quello che abbiamo intravisto o indovinato finora ,almeno nelle ultime settimane. In cui ci è parso di cogliere al contrario accenti di trionfalismo nel governo in carica che pure ha davanti, rispettando  ogni previsione, un autunno carico di problemi e di contrasti politici che non si possono sottovalutare.

La verità è che il passato pesa sul nostro presente e non può non influenzare a lunga scadenza anche il futuro che ci attende. Di qui sarebbe eccessivo paragonarla alla Sicilia o addirittura a Corleone degli anni Settanta ma sarebbe nello stesso tempo sbagliato sottovalutare i problemi che affliggono anzitutto il sindaco Marino e quindi il prefetto della Capitale che ha già scritto su quelle vicende un rapporto denso di denunce e di problemi ancora presenti.  Saranno naturalmente i prossimi mesi e settimane a sciogliere i dubbi che possono preoccupare ma è importante-crediamo-non mollare l’attenzione sul problema costituito dal superstite centralismo italiano che finora ha resistito ad ogni tentativo di mutamento e domina ancora incontrastato in attesa di una futura e quasi impossibile riforma della burocrazia come della politica nazionale.


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