La verità è che, dopo la breve pausa di Ferragosto, il presidente del Consiglio-segretario del partito democratico ed ex sindaco di Firenze, in due parole Matteo Renzi, dovrà chiedere soccorso nelle votazioni previste in Senato per la votazione prevista sulla riforma della camera alta e su altre questioni previste nell’agenda del governo (a cominciare dalla riforma della pubblica amministrazione che resta a tutti gli effetti un nodo essenziale di un cambiamento effettivo nell’Italia di oggi). Occorre partire dal fatto che la nuova legge elettorale (il cd Italicum), come è noto, prevede il confronto tra le liste e non tra le coalizioni. Ma ora Renzi, quando si riparte, deve provare a coalizzare un arco che vada oltre la sua maggioranza che questa, da sola, è minoranza al Senato.
La prima via consiste nello strappare un numero consistente di senatori democratici dal gruppo che si raccoglie intorno a Gotor e a Chiti. Meno attraente appare per ragioni per così dire politico-culturali l’aiuto da chiedere a Dennis Verdini che appare in questo momento come uno spregiudicato trasformista.
La seconda via è quello di uno scambio politico alla luce del sole. La minoranza interna al partito democratico voterebbe agevolmente la riforma del Senato se la legge elettorale fosse garantita da una legge che prevede il premio concesso alle coalizioni piuttosto che alle liste e altrettanto farebbe Forza Italia per concludere l’alleanza con la Lega Nord di Matteo Salvini. E persino i centristi, se vogliono ritornare in parlamento, dovranno formare una propria lista. Non è escluso che nel prossimo dibattito al Senato sulla riforma costituzionale si faccia vivo un ordine del giorno che chieda al governo di andare in quella direzione.
La terza via significherebbe tornare a un accordo con il secondo partito presente in parlamento, cioè con Forza Italia di Silvio Berlusconi. Non potrebbe essere una nuova edizione del patto del Nazareno che resta un accordo troppo ambizioso ed oscuro ma si fanno avanti segni in questa direzione come addirittura la ricomparsa di Gianni Letta con un mandato dell’uomo di Arcore sull’accordo da fare sulla RAI . La riproposizione di un simile accordo staccherebbe Berlusconi dalla Lega Nord di Salvini e porterebbe il PD a una possibile scissione interna. Un orizzonte per molti aspetti inimmaginabile ma non escluso nell’attuale situazione di notevole incertezza.