Fnsi e Usigrai esprimono un giudizio negativo sull’elezione del nuovo Cda della Rai. “Il metodo è sbagliato e rischia di produrre conseguenze pericolose per il futuro della Rai e del Servizio pubblico radiotelevisivo”, commenta il segretario della Fnsi, Raffaele Lorusso. “Non è una questione di nomi, è una questione di metodo: utilizzato anche da chi aveva promesso di rottamare il passato”, scrive l’esecutivo dell’Usigrai.
“Il giudizio di metodo sulla nomina del nuovo Cda della Rai rimane negativo”. Lo afferma Raffaele Lorusso, segretario generale della FNSI. “Non si può non confermare quanto già detto alla vigilia – osserva Lorusso -. Il metodo è sbagliato e rischia di produrre conseguenze pericolose per il futuro della Rai e del Servizio pubblico radiotelevisivo. Governo e Parlamento hanno perso l’occasione di riformare il sistema, a partire dalla soluzione di nodi strutturali come i conflitti di interessi e l’assenza di efficaci norme antitrust”.
“La FNSI – rileva ancora il segretario Lorusso – non può comunque che salutare l’elezione di Franco Siddi, che per sette anni ha guidato il sindacato dei giornalisti italiani: siamo sicuri che, pur in un Cda di transizione, saprà farsi interprete dei valori di libertà, autonomia ed indipendenza racchiusi nell’articolo 21 della Costituzione”.
“La spartizione è servita”, commenta l’esecutivo dell’Usigrai. “Come nelle peggiori tradizioni della partitocrazia, in pieno agosto ci si è affrettati a spartirsi le poltrone della Rai. Non è una questione di nomi, di questo o quel consigliere. È una questione di metodo. Utilizzato anche da chi aveva promesso di rottamare il passato”.
“Il Cda Rai – prosegue la nota dell’Usigrai – è stato nominato con il bilancino dei partiti, senza alcun tipo di discussione sul mandato del nuovo vertice, e quindi sui profili necessari a traghettare verso il futuro la più grande azienda culturale e informativa del Paese, né sul finanziamento. E tutto questo è ancora più grave visto alla vigilia del rinnovo della Concessione di Servizio Pubblico”.
“Ancora una volta – conclude il sindacato dei giornalisti Rai – i partiti hanno affermato che la Rai è proprietà loro. I cittadini possono aspettare. Per loro e per la Rai non è la volta buona”.
Critiche al metodo usato per il rinnovo del Cda Rai arrivano anche dalle Commissioni pari opportunità di Fnsi e Usigrai. “Con la nomina dei sette consiglieri di amministrazione della Rai – scrivono le Cpo – il ritorno al passato è compiuto anche sotto il profilo della parità di genere. Su sette componenti – rileva la nota – è stata eletta una sola donna. Un risultato peggiore anche rispetto alla pur esigua presenza di donne nel vecchio Cda”.
“Se la Rai deve rappresentare il Paese nella sua interezza e complessità, le nomine di oggi – è il commento di Cpo Fnsi e Cpo Usigrai – mancano il bersaglio di dare spazio e voce all’autorevolezza e alle competenze femminili. Anche sotto questo profilo è un’occasione mancata”.
Vigilanza Rai, eletti i sette componenti del Cda
La commissione di Vigilanza ha eletto i sette membri del Cda Rai di sua competenza. Si tratta di Rita Borioni, Guelfo Guelfi, Franco Siddi, Paolo Messa, Carlo Freccero, Arturo Diaconale e Giancarlo Mazzuca. Sei i voti ottenuti da Carlo Freccero, votato da M5S e Sel; 6 voti anche per Guelfo Guelfi, candidato della maggioranza Pd, mentre sono 5 i voti raccolti da Rita Borioni, l’altra candidata della maggioranza Pd. Cinque preferenze anche per Franco Siddi, espressione di maggioranza Pd e centro; 5 voti per Arturo Diaconale, votato da Forza Italia, mentre il candidato di Ap Paolo Messa ne ha ottenuti 4, come Giancarlo Mazzuca espressione del Centrodestra. Hanno ottenuti voti, senza risultare eletti, Ferruccio De Bortoli, indicato dalla minoranza Pd; Giovanni Galoppi, Roberto Briglia e G. Briglia.
Nome noto quello di Carlo Freccero, tra l’altro ex direttore di Rai 2 e Rai 4. Guelfo Guelfi, presidente del Teatro Puccini, è stato invece spin doctor della campagna comunicativa di Matteo Renzi, mentre Rita Borioni, ex docente di legislazione dei beni culturali all’Università della Calabria, conduttrice e autrice di Red Tv, è stata fino a poco tempo fa vice responsabile Cultura e Informazione presso la sede nazionale del Pd.
L’altro nome espressione della maggioranza Pd è quello di Franco Siddi, ex segretario della FNSI, a cui al termine della votazione in commissione di Vigilanza sono andate le parole di stima del presidente Dem, Matteo Orfini: “Quello di Franco Siddi è un nome inattaccabile per il Cda Rai, conosce l’azienda, ha fatto tanto per l’autonomia dei giornalisti”.
“Mi fa piacere, sono stato votato dal parlamento, e questo è sempre un onore”, è il commento a caldo di Siddi. “Credo di essermi speso in tutta la mia vita di impegno sociale per promuovere e riqualificare il valore della Rai, per il suo rinnovamento, e la valorizzazione delle professionalità, soprattutto quelle interne”, aggiunge poi l’ex segretario della FNSI, che conclude: “Ho chiesto più volte che fosse una vera azienda, perché è la principale azienda culturale italiana. Ora ci aspettiamo la riforma generale, il percorso è avviato. Mentre parlamento e governo completano il loro lavoro, ci deve essere, questo è il nostro compito, una transizione comunque fortemente proiettata sul rinnovamento”.
Ex sindacalista è anche il giornalista Arturo Diaconale, direttore del giornale ‘L’Opinione delle libertà’ e presidente del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, ex vice segretario nazionale della FNSI ed ex segretario dell’Associazione Stampa Romana. Giornalista è anche Giancarlo Mazzuca, mentre Paolo Messa è direttore del Centro Studi americani.
Domani la nomina, da parte del governo, degli altri due componenti – presidente e direttore generale – sui quali, in serata, si confronterà per la ratifica a maggioranza la commissione di Vigilanza.