ROMA – Il voto sulla Rai passa nonostnate l’ampio dissenso. “Rottamata la rottamazione”, dichiarano Fnsi e Usigrai. “Il presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva promesso di rottamare i partiti e i governi dalla Rai e di rottamare la Legge Gasparri.
E invece oggi il Senato dà il via libera a qualche piccolo ritocco alla Legge Gasparri, confermando il potere dei partiti e aumentando quello dei governi, e mandando in soffitta l’idea di rinascita del Servizio Pubblico di cui il Paese ha bisogno. E intanto ci si prepara nelle prossime ore alla grande spartizione lottizzatoria del CdA Rai proprio con la legge Gasparri”.
“Insomma i sedicenti rottamatori, sulla Rai si sono rivelati i conservatori della tradizione partitocratica – proseguono -: la loro priorità è mettere le mani sulle poltrone del Servizio Pubblico. La nostra battaglia per l’autonomia e l’indipendenza della Rai Servizio Pubblico continuerà anche adesso che la legge passa alla Camera dei Deputati. Ancora una volta per la Rai non è né la volta né la svolta buona”.
Anche Benedetta Tobagi accusa: «Renzi occupa la tv pubblica». E poi: “emendamenti alla Gasparri spacciati per novità rivoluzionarie”.
No secco anche da Corradino Mineo, il quale dal suo blog scrive: “Ho lavorato in Rai 35 anni e so che l’asservimento al governo è la peggiore lottizzazione. Che porta con sè lo spoil system e lo spoil system impedisce all’azienda di programmare, di aggiornare e di rilanciare la propria missione, e di mettere in opera le politiche industriali conseguenti. Conosco la Rai e so che la verticalizzazione governativista può coesistere con la consociazione, può lasciare all’opposizione più “disponibile” la scelta di un Presidente e il diritto di concertare le nomine dei direttori dei Tg. Così rendendo “perfetta” la presa dei partiti sull’azienda. La legge che siamo chiamati a votare trasforma il Direttore Generale, già oggi scelto dal governo, in Amministratore Delegato e lo fa entrare a pieno titolo nel Consiglio di Amministrazione. Concede all’opposizione “responsabile” la scelta del Presidente. Lottizza il CdA, mantiene la Vigilanza. Oltre l’Agcomm naturalmente. Quanti uomini di governo e di partito sulla testa di ogni dirigente, di ogni professionista”.
E infine Mineo scrive: “Il mio vissuto, la mia esperienza, i ridordi più cari della Rai mi inducono a votare in dissenso, No alla legge”.