Ora vi sdrumo tutti, Avanti, dai!

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Renzi apre la campagna elettorale, titola il Giornale. “Cade il velo. É pronto un piano B”, scrive Geremicca sulla Stampa. Piano che consisterebbe nel farci votare in Primavera, se le cose non andassero come chiede e spera il Premier. Il Corriere a tutta pagina: “Niente Imu e Tasi per tutti”. Promessa che sa di elezioni e scimmiotta un già noto schema berlusconiano. Così come somiglia a un avvio di campagna elettorale “il tour in cento teatri”, annunciato ieri con enfasi. Ci credete? Io no. Matteo bluffa. Talvolta gli riesce, perchè non è che al tavolo siano seduti grandi giocatori, ma bluffa. D’altra parte ieri gli è scappato un lapsus, confessione involontaria del bluff. Per liquidare la questione del Senato elettivo, ha detto: «Non è che devi votare tante volte per avere più democrazia: quello è il Telegatto”. Penso che gli bruci il confronto con Tsipras, che decisionista lo è davvero, forse gli piacerebbe imitarlo e giocarsi la partita, ma resterà attaccato alla poltrona. Perchè sa che se si votasse senza trucco – cioè senza l’Italicum, ed è difficile che si possa votare con l’Italicum se prima non si scassa il Senato- a Palazzo Chigi andrebbe forse la Boschi, alla guida di un governo di coalizione. Ma il rottamatore verrebbe rottamato.

Battute da avanspettacolo, le ha definite Vannino Chiti. Oltre a quella del Telegatto, che già rivela l’immaginario berlusconiano del nostro, Renzi ne ha detta un’altra: «moltiplicando le poltrone si fanno contenti quei politici (della minoranza),non gli elettori”. Ha ragione Chiti: Renzi fa avanspettacolo perché non ha i numeri in Senato, Novello Rodomonte se non riesce a conquistare la dama, si gonfia il petto, minaccia fracassi, attacca brighe. Però devo ammettere che c’è una cosa che mi piace in lui. Ed è che Renzi lo sa: sa che bluffa, sa quando la sua famosa narrazione contraddice i fatti, sa pesare le sue bugie e perciò ci torna sempre.  Per vedere l’effetto che fa.

“Abbiamo perso vent’anni. Con berlusconismo e antiberlusconismo l’Italia è stata messa in pausa”. Parola di Renzi. Ma ora “ricostruiremo Roma più bella che pria!” Petrolini. Facciamo fact checking: via l’articolo 18. Non lo chiedeva Berlusconi nel 2001? #Labuonascuola e la riforma Gelmini: se non è zuppa è pan bagnato. “Più bella che pria!”. (Ancora Petrolini)  “Alla Camera votino solo i capi gruppo”, Berlusconi marzo 2009. 2014 Renzi caccia i dissidenti dalle commissioni, in aula solo leggi del governo (non, per ora, le unioni civili) e se non basta, fiducia. Premierato! Con quel disegno il Cavaliere affossò la bicamerale sulle riforme: l’Italicum lo realizza. “Che..pria!” Viva, bene! Grazie”.

Caro Vannino, non ci resta che votare contro lo sgangherato progetto di riforma del Senato. Persino Massimo Franco, Corriere, ora lo ammette: “L’idea di affidare la modernità del Senato a un listino scelto dai Consigli regionali, grumi di una spesa pubblica irresponsabile e spesso di un malgoverno ai limiti dei codici, come ammette la stessa Consulta, è per lo meno opinabile”. Coraggio.

La Cina taglia i tassi d’interesse, Financial Times, e le borse europee si risollevano. Niente è risolto, scrive Romano Prodi sul Sole24Ore. “Gli Stati Uniti crescono meno del dovuto, i Brics, ad eccezione dell’India, sono in fase calante e l’Europa non riesce proprio a uscire bene dalla crisi”. Il professore auspica  che America e Germania accettino a pieno titolo una Cina, riformata, nell’Olimpo che gestisce l’economia. Va bene, ma se non liquidiamo gli assiomi ideologici del neo liberismo, le fanfaluche della Terza Via e la subalternità dei socialdemocratici, i ricchi diventeranno sempre più ricchi, il ceto medio si ritroverà proletario, la ripresa resterà statistica e noi tutti continuiremo a ballare sulla “bolla del risparmio globale” (Krugman) . Che oggi funziona come una dose si metadone per qualche piazza azionaria, ma domani si sgonfia, torna a far tremare i mercati e a dirci che il modello neo liberista non tiene più.

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