La televisione pubblica è il più importante contrappeso del potere, se ne è indipendente. La Rai invano da anni cerca l’autorevolezza della propria indipendenza, che ha saputo esprimere solo grazie a singole figure di rilievo, rari programmi d’inchiesta, oasi di corretta informazione e molti epurati. Che hanno pagato di persona la loro renitenza alla piega (genuflessione).
Nel nuovo consiglio di amministrazione ci sono persone di diverso valore, ma tutte indebolite nella loro nuova funzione dal metodo della nomina politica, un cordone ombelicale di riconoscenza, che pochi sanno recidere.
Non a caso, infatti, in altre tv pubbliche – ad iniziare dalla stracitata Bbc – la selezione di queste figure avviene con un bando di concorso e colloqui svolti da commissioni indipendenti. Non solo, ci sono organismi terzi anche per definire le linee-guida della programmazione e vigilare sulla loro corretta attuazione.
Noi invece siamo ancora alla legge Gasparri e presto arriveranno presidente e direttore generale graditi a Renzi e Berlusconi.
E magari ci sarà pure chi ce la spaccerà per la nuova Rai.