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Matera Prima, Nevio Profeta in Basilicata

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Noi lucani lo si è atteso davvero con trepidazione il docufilm dello speciale TG1 andato in onda su Rai1 il 21 Giugno 2015, intitolato Matera Prima e realizzato dal giornalista Nevio Casadio. Subito dopo la proiezione, mentre il mio cellulare squillava in continuazione per gli innumerevoli apprezzamenti positivi riguardanti non solo la mia testimonianza registrata nel docufilm, ma anche l’intera trasmissione, alcune critiche, per la verità poche e circoscritte all’area del materano, sono apparse in internet. Si contestava la mancata attinenza del contenuto del docufilm al titolo, alcuni in un eccesso di polemica campanilistica smanettando postavano su facebook: “ Che c’entra Potenza se i riflettori dovevano essere puntati solo su Matera ed i materani ?”, e qualcun altro obiettava che le immagini viste non rappresentavano la realtà materana e lucana. Tralascio dagli onori della cronaca chi riguardo al docufilm ha usato termini poco “parlamentari”, anche perché scopriremo tra poco che due parlamentari veri e propri sono scesi in campo per esprimere il loro dissenso nei confronti di Matera Prima.

Nel frattempo il mio cellulare continuava a trillare, Nevio Casadio era già volato in Israele per lavorare al suo nuovo progetto e il dibattito dei sostenitori e dei detrattori di Matera Prima proseguiva vivacemente, ma caratterizzato da una schiacciante superiorità dei pareri positivi È notte fonda ormai e i tantissimi ai quali Matera Prima è piaciuta, emozionati pensano e ripensano a quelle immagini, a quei suoni che nascono dal ritmo profondo e fertile della terra di Lucania, al silenzio, al vento, a quello che noi lucani eravamo e quello che siamo; è trascorsa una vita intera ed i volti di amici, personaggi della nostra infanzia, che non vedevano da anni trascorsi come secoli, ora erano lì in tv con le loro espressioni, invecchiate sì dal tempo, segnate duramente sì dalle traversie quotidiane, ma ancora vive, reali, ancora lì, ancora loro, così genuine e dignitose che perfino coloro che in un primo momento non avevano gradito il docufilm si placano nei loro animi e la notte trascorre lenta sul paesaggio lunare della Basilicata.

Chi non si placa però è l’Onorevole Latronico che, il giorno dopo, sostenendo che centinaia di persone non hanno gradito il docufilm, allerta la stampa , esprime il suo forte disappunto e solleva formalmente una interrogazione parlamentare alla Camera dei Deputati – Commissione Vigilanza RAI, supportato in ciò dall’ Onorevole Giorgio Lainati che della Commissione Vigilanza della Rai stessa è il vice-presidente. Queste sono le motivazioni così come espresse dagli Onorevoli e riportate da un sito web di informazione locale materana: “…il taglio dello speciale di approfondimento Matera Prima […] ha presentato un’immagine distorta ed arretrata della Basilicata”. “Ci aspettavamo che un servizio pubblico qual è appunto la Rai offrisse una vetrina d’eccellenza per Matera all’indomani della nomina a Capitale europea della cultura per il 2019 e mettesse in evidenza il suo splendore. Così, invece, non è stato; si è trattato di un programma che non ha reso giustizia della bellezza della città e della regione intera”. A conferma di ciò ci sono le centinaia di critiche apparse sui social network di tanti materani che non si riconoscono in quelle descrizioni e in quelle immagini mandate in onda dalla Rai […]”

Anche la Gazzetta del Mezzogiorno dedica un trafiletto alla vicenda. Si ribadisce in sostanza il tema dell’immagine distorta ed arretrata che il servizio di Casadio avrebbe dato di Matera e della Lucania ed il testo è grossomodo lo stesso pubblicato dalla altre agenzie di stampa e siti web locali. Vi è giusto una piccola differenza che vorrei sottolineare: nell’articolo della Gazzetta le “centinaia” di materani che non hanno gradito il docufilm diventano “tanti”. Mi soffermo su quest’aspetto non per cavillosità, ma perché desidero dimostrare che non vi sono numeri certi su coloro ai quali non Matera Prima non è piaciuta e che quand’anche essi fossero nell’ordine delle centinaia, tale numero va rapportato al milione circa di telespettatori che solo in Italia lo hanno seguito in diretta tv; milione cui si sommano le altre migliaia che successivamente lo avranno visto in tutto il mondo sul web. E alla fine la Commissione di vigilanza Rai si è pronunciata, ma di questo darò conto in seguito, non solo per tenere viva una certa suspense, ma soprattutto perché ora tocca a me pronunciarmi e lo faccio in qualità di accreditata e stimata guida turistica lucana, di esperto studioso, ricercatore e conoscitore della storia patria e lucana e soprattutto mi pronuncio in qualità di allievo e discepolo dei grandi intellettuali della giovane Italia Repubblicana, non politici, ma uomini, quelli che, per intenderci, hanno elaborato e sancito i principi inviolabili della nostra Carta Costituzionale.

E, infine, con orgoglio, mi pronuncio anche in qualità di figlioccio e assistente personale del Prof. Don Rocco Mazzarone, una delle menti più colte ed illuminate del Novecento lucano, l’esperto di malattie infettive, il medico di fama mondiale che salvò dalla tubercolosi migliaia di materani, dando a tutti una parola di conforto per il loro animo ed una cura infallibile per il loro corpo. Quante volte egli ha condiviso nelle grotte umide e buie un tozzo di pane raffermo con i contadini lucani, mentre le più grandi università di medicina del mondo lo reclamavano affinché sedesse sulle loro prestigiose cattedre. Da Don Rocco fui sempre considerato come un figlio ed ebbi l’immenso privilegio di assisterlo come ricercatore nel 1991-92 in occasione dei lavori preliminari che nel 1993 portarono Matera nell’UNESCO. Bene, a me Matera Prima è piaciuto molto e ritengo che sia un servizio di ottimo giornalismo e pregevole manifattura documentaristica; è una testimonianza vera sulla mia terra. Io dunque, non solo mi riconosco in quelle descrizioni e in quelle immagini dello speciale, ma ne vado anche fiero, orgoglioso. Ho scoperto, parlando con moltissimi dei miei amici e clienti italiani europei e d’oltre oceano, che quella che è piaciuta di più nel docufilm e che ha suscitato curiosità e voglia di venire in Lucania, è stata proprio la Basilicata dei paesini sperduti, delle micro realtà etniche e folkloristiche che talvolta appaiono quasi come abbandonate o cristallizzate nel tempo.

Penso ad un mio carissimo amico newyorkese che mi ha detto di aver scoperto in Matera Prima una Lucania fino ad ora sconosciuta, silente, la vera custode della nostre origini e della nostra identità, e mi ha detto: “Mi devi dire assolutamente come devo fare per venire in quei paesini, per parlare con quell’amorevole vecchietta di cultura Arbereshe”. Ma forse oggi noi del vecchio continente siamo sopraffatti ed ipnotizzati da un certo prototipo televisivo e cinematografico in cui le immagini, le battute, le scene, i copioni si provano fino alla nausea, tante volte fino a quando l’interpretazione, la finzione e l’effetto scenico non sono perfetti. Ma un docufilm è ben altra cosa. Qui non si recita, non vi sono copioni, non vi sono attori professionisti, ma gente comune, gente vera, ritratta durante la vita di tutti i giorni, così, semplicemente come essa trascorre, catturata per un momento dall’occhio della telecamera. La realtà, la vita vera non è sempre una vetrina luccicante, splendente, imbellettata e allestita per l’occasione. Nevio Casadio ha ritratto una Basilicata vera ed un popolo vero, con i suoi problemi, perché no, ma anche con le sue realtà così ben individuate ed equamente rappresentate. Noi non vogliamo presentarci al mondo come una sfavillante vetrina pacchiana addobbata per l’occasione, ma vogliamo aprire al mondo le porte delle nostre case, delle nostre grotte umili e decorose, raccontare le storie delle nostre vite integre nel loro spirito e nella loro sostanza. Vogliamo stupire e conquistare il mondo non con lo splendore di luci artificiali ed improvvisate ma con la luce naturale e vera che tratteggia la nostra Lucania.

Ed è proprio questo che Nevio Casadio ha saputo mirabilmente fare. Quelle immagini di Matera Prima, che alcuni hanno considerato come vergogna, in realtà rappresentano il nostro pudore di custodi dignitosi e fedeli del passato; quella che è stata definita arretratezza è invece la Basilicata rimasta intatta, incorrotta e superstite allo snaturato modernismo mediatico e promozionale che si spertica in sdolcinate promozioni fatte di gigantografie e videomessaggi pregni di melense e patinata vetrinistica. Matera Prima e Nevio Casadio hanno scoperto e ritratto il futuro remoto della Basilicata, terra di gente perbene, gente laboriosa e soprattutto umile, quella brava gente che ha nutrito le proprie secolari e gloriose origini con la fatica dei campi e con il sudore dell’onestà . Noi, come giustamente Nevio Casadio ci ha ritratti, siamo quella gente che si ritrova nelle poesie di Sinisgalli e Scotellaro, gente che non ha saputo trattenere le lacrime di dolore quando per millenni l’ingiustizia ed il fatalismo si sono abbattuti su di noi, così come non abbiamo resistito a liberare il nostro catartico urlo di gioia quando l’anno scorso ci hanno incoronato primi d’Europa. Matera Prima. Ma non solo “prima” per questo. Prima per tante altre cose. Ecco perché mi piace il titolo del documentario, perché è aperto a mille interpretazioni.

Alcuni hanno detto: -“È andato fuori tema, bacchettiamolo e mandiamolo a fare il giornalaio quello lì!” – ebbene Nevio Casadio non è andato fuori tema perché con quel titolo li ha voluti comprendere tutti gli infiniti temi della nostra regione. Matera prima. Com’era “prima” e come è diventata oggi. Matera prima cioè come era in principio. Ma ancora “Matera Prima” che fa assonanza con “materia prima”, e cioè la grande risorsa culturale della nostra civiltà magno greca, risorsa naturale del nostro habitat e risorsa energetica “prima” cioè “grezza”. Ed eccolo affiorare il tema del nostro petrolio la cui estrazione va rigorosamente controllata, regolamentata, va severamente imbrigliata e limitata nei confini dell’assoluto rispetto della natura. Aver parlato dell’oro nero lucano, come fa Nevio Casadio, non è distorcere le cose o farci cattiva pubblicità è porlo all’attenzione di tutti e non per far un danno all’immagine della Lucania, ma per stigmatizzare un problema ed è sacrosantamente innegabile e universalmente conclamato che il petrolio in Basilicata è un problema ed è un grandissimo problema. Biasimo grandemente coloro che pensano ancora di risolvere i problemi insabbiandoli e impacchettandoli come se fossero fusti radioattivi per poi nottetempo seppellirli nel silenzio del dimenticatoio. Matera è “prima” anche perché ora che è sul tetto d’Europa e del mondo si deve far carico di prendere per mano quella parte della Lucania che è “ultima” e portarla con sé alla ribalta insieme alle altre realtà provinciali, locali, quelle dei numerosi borghi che rischiano di scomparire.

E questo ruolo di Matera, Nevio Casadio lo ha saputo attentamente individuare proprio come se egli stesso avesse contribuito a scrivere le pagine del documento finale di Matera Capitale 2019. In quelle pagine cui anche io ho faticosamente contribuito, si legge la volontà di dare spazio alle varie identità locali, di perseguire un’apertura dei confini cittadini a tutte le etnie e culture locali, nazionali ed internazionali e soprattutto di uscire dalla claustrofobia delle grotte e proiettarci verso gli spazi aperti del confronto e della multidisciplinarità. Matera Prima ci mette in guardia dal diventare i fanatici paladini di un integralismo materano insensato e cieco. Matera ha un florilegio di buoni gruppi musicali folk, compagnie teatrali di buona caratura, ma non possiamo adirarci se Matera Prima ha dato spazio a realtà minori, a piccole band musicali di provincia o a piccoli teatri di periferia. Nella tarda mattinata dell’inverno scorso, mi presentano un gentiluomo di mezza età. Questi mi saluta cordialmente e poi, rapito dalla bellezza del santuario della Palomba di Matera, si mette a girare ed osservare gli affreschi, curioso come un bambino che rimira i suoi balocchi ritrovati, silenzioso sparisce nelle oscurità delle grotte dell’antichissimo anfratto rupestre e poi ne riemerge con il volto luminoso, quasi come sé nell’oscura profondità delle grotte egli avesse trovato qualcosa di prezioso, una rivelazione, un segreto, il segreto di Matera e della Lucania.

Questo è Nevio Casadio. Scommetto che pochissimi ne conoscono il volto. La maggior parte dei giornalisti che ho incontrato fin ora, e credetemi sono tanti, si sono tutti e subito posizionati davanti alla telecamera. Nevio Casadio è invece l’osservatore discreto ed umile che si pone sempre e solo dietro la telecamera. Lui tace, fa parlare le immagini. Nevio Casadio, non è un giornalista d’assalto né un bellimbusto a caccia dello scoop a tutti i costi. Egli è un gentiluomo pacato colto perbene. Un osservatore e un indagatore con i modi e le maniere garbate d’altri tempi. È un uomo che racconta le cose così come si sono svolte, così come sono, senza imporre copioni da recitare e senza imbeccare risposte. Quindi gli sono grato per il ritratto originale profondo e soprattutto vero che ha dato all’Italia e al mondo della mia terra di Lucania. Quel giorno d’inverno, osservando anche io i magnificenti affreschi di Santi e profeti della chiesa della Palomba di Matera, ricordo che vedendo Nevio per la prima volta ho pensato che fosse anch’egli un profeta, venuto però non per vaticinare un futuro scontato e prevedibile, ma per farci riscoprire il nostro passato, il nostro vero passato quello che come dice il poeta Rocco Scotellaro rimane indelebile impresso per sempre sulle nostre scarpe sui nostri abiti e sulle nostre facce.

La pronuncia definitiva della Commissione Vigilanza della RAI arriva il 9 luglio e raggiunge Nevio Casadio in Terra Santa, dove egli si trova per lavorare al suo nuovo progetto: il docufilm dedicato al grande direttore d’orchestra russo-israeliano Yuri Ahronovitch, realizzato con riprese in Italia, Svizzera, Israele, Russia, Germania sulle orme dell’artista geniale scomparso nel 2002. Nevio il profeta ha vinto la prima battaglia! I saggi e gli esperti della Commissione gli danno ragione! Ecco il testo integrale del verdetto:

MateraPrima

Nella replica a tale pronuncia della Commissione Vigilanza Rai, sul suo sito personale l’Onorevole Latronico, ribadisce il suo dissenso al documentario e le centinaia di persone che nella sua prima asserzione non avevano gradito il documentario sono nel frattempo diventate“migliaia” e queste migliaia dice sempre Latronico sono confermate anche dalla pronuncia della Commissione che in realtà a proposito di critiche usa l’aggettivo “alcune”. Ma non è questo il momento di sofisticare sugli aggettivi bensì è il momento di fare una considerazione finale. Così come Nevio Casadio ha dato ospitalità a tutti nel suo documentario (e se qualcuno ne è stato escluso ciò è avvenuto solo per esigenze di tempo e spazio), sarebbe bello ricordare che la grande bellezza di Matera non consiste solo nel suo straordinario paesaggio ma nelle qualità dei suoi abitanti, “prima” tra le quali vi è l’ospitalità! Matera Prima d’Europa e del mondo per la sua ospitalità, un altro dei temi cardine di Matera Capitale 2019. Matera che da migliaia di secoli non ha mai negato ospitalità a nessuno, di certo non vuole cominciare proprio con una persona così colta ed a modo come Nevio Casadio. Egli come tutti è rimasto affascinato e conquistato dalla nostra città e dalla nostra terra e desidera che tutte le incomprensioni circa il suo documentario vengano chiarite; propone dunque ufficialmente di proiettare pubblicamente il documentario Matera Prima in un cineteatro di Matera presenti il Sindaco De Ruggieri, gli Onorevoli Latronico e Lainati e tutti i materani che volessero intervenire. Se noi lo invitiamo, Nevio Casadio torna a trovarci con grande piacere. Me lo ha detto lui e mi ha dato anche la sua parola cui credo e tengo molto visto che è la parola di un profeta!


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