Dopo la presentazione al festival di Locarno, prima in Italia al Milano Film Festival il 20 settembre. Il regista Fabio Leli: “Ho raccontato un fenomeno che mi accadeva intorno”. Formato insolito per un’opera del genere: 159 minuti di lungometraggio. Con l’obiettivo di risvegliare le coscienze
MILANO – Centocinquantonove minuti di discesa agli inferi del gioco d’azzardo. “Vivere alla grande” è un documentario che racconta i diversi aspetti dell’azzardo: dalle vite distrutte dei giocatori fino alle colpe della politica. Lo firma il regista Fabio Leli, classe 1986, dalla provincia di Bari. La sua è un’opera prima che si è meritata, il 13 e 14 agosto, la proiezione come fuori concorso al Festival del cinema di Locarno. Il 20 settembre ci sarà l’anteprima italiana al Milano Film Festival, unico documentario italiano tra i 20 in concorso.
“L’idea è nata da ciò che vedevo in strada, dalla mania irrefrenabile di giocare: impossibile non notarla, – spiega Leli. – Quattro anni fa ho cominciato le ricerche e naturalmente, per quello che è il mio lavoro di regista, le ho trasformate in un film”. Nel lungo percorso che ha portato alla realizzazione del film Fabio Leli ha provato a contattare i Monopoli di Stato, come si racconta anche nel lungometraggio. “Non ci hanno mai voluti ricevere. Ma sanno del nostro lavoro e dell’interesse che ci è nato attorno. Vedremo come si evolverà la situazione”, commenta Leli, sicuro del suo lavoro e di non correre il rischio di querele dai Monopoli.
Il film, prodotto dalla casa indipendente Human tree production, passa in rassegna le diverse associazioni che si occupano di lotta al gioco d’azzardo patologico. Intervengono esperti poi come Maurizio Fiasco, Matteo Iori e Simone Feder. “L’associazione Libera ci ha anche fatto un piccola donazione mentre Banca Etica ci ha dato la sua piattaforma di crowdfunding per ricevere supporto economico”, afferma Leli. Settemila euro la cifra raccolta. In cui però i promotori del film hanno trovato anche donazioni fake, mai effettuate. “Un problema che ha molto inciso sul budget ma alla fine ce l’abbiamo fatta comunque”, prosegue Leli. Un altro contributo consistente è stato versato dalla compagnia teatrale Sherazade.
Alla fine di questo percorso, Leli è sempre più convinto che la politica non abbia mosso un dito per impedire che si diffondesse il virus dell’azzardo patologico. Anzi, ha soffiato sul fuoco, perché la pandemia fosse più rapida. “Lo scopo del film è risvegliare i cittadini – conclude il regista – quando ho sentito persone uscite dalla sala a Locarno dire che non avrebbero mai più comprato nemmeno un gratta e vinci ho percepito che l’obiettivo è stato raggiunto”. (lb)
A questo link il teaser ufficiale del film.