La ricerca di Fondazione Leone Moressa sul contributo economico che la presenza straniera rappresenta per la fiscalità italiana è stato ripreso da Repubblica e segnalato nel nostro sito. Libero ha provato a mettere in discussione i dati raccolti dal centro studi e sostenuto che il saldo è tutt’altro che positivo. «Per l’Italia non sono una ricchezza. Ci rimettiamo trenta miliardi l’anno», titola il quotidiano del 12 agosto scorso.
Se invece di leggere solo l’articolo di Repubblica il collega avesse letto il comunicato e la sintesi dello studio della Fondazione avrebbe saputo che mettere insieme gli italiani nati all’estero non è stata una scelta “furbesca” – primo punto criticato da Libero – ma una categorizzazione scelta che riprende i dati del ministero delle Finanze.
Ancor più interessante è il passaggio che mette in discussione il saldo attivo di 4 miliardi tra entrate fiscali e spesa pubblica per l’immigrazione. Il giornalista, infatti, cita una serie di voci di spesa che a suo avviso non sarebbero state conteggiate e che ritroviamo nello studio della Fondazione. Spesa sanitaria, scolastica, per la casa – per esempio. E poi aggiunge una serie di voci quali i costi della corruzione, quelli del sistema carcerario insieme all’accoglienza e alle espulsioni. Mettendo insieme un lungo elenco di capitoli di spesa, per ciascuno dei quali gli economisti e i giornalisti specializzati spenderebbero fiumi di parole e specifiche analisi, si arriva al saldo negativo di 30 miliardi.
Nessuna indicazione sulle fonti e sulla ripartizione del costo di ciascuna voce di spesa. Ma come chiarisce un inciso del pezzo, si tratta di “conto della serva”. Restiamo in attesa della base di calcolo e dell’elenco delle fonti.