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Il salvataggio di Azzollini

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“Il Senato ha fatto bene con il politico dell’NCD ha assolverlo – dichiara l’on. Genovese – grazie ai senatori del partito democratico che hanno deciso di votare in parte per lui nell’ultima e decisiva votazione. Ma gli opportunisti non durano a lungo.” L’onorevole Francantonio Genovese ha terminato gli anni di carcere già vissuti con gli arresti domiciliari, l’ex sindaco di Messina ed ex deputato del PD per i reati di associazione a delinquere, truffa e frode fiscale in un’inchiesta sui finanziamenti alla formazione professionale. Interrogato da  “Il fatto quotidiano”, l’on. Genovese ha difeso i colleghi del PD che al Senato hanno votato a favore di Azzollini e precisa che anche lui avrebbe votato allo stesso modo e ricorda: “la vicenda che mi ha riguardato fu una gigantesca operazione elettorale. Uno spot di chi interpreta la politica come puro populismo di facciata. Non mi sento vittima di nessuno né tanto meno di un personaggio piccolo piccolo che pensa di essere diventato grande.

Il partito di ieri è lo stesso di oggi: al suo interno ci sono garantisti e giustizialisti. Quelli che credono ciecamente nell’operato della magistratura e quelli che, con animo critico, ne valutano le azioni, nel rispetto dei ruoli e delle competenze. Spesso però si segue la moda del momento e, per molti, lo schierarsi dipende anche dal vento che tira. Il mondo sta cambiando. Il popolo italiano ha bisogno di certezze e di avere fiducia in qualcuno. Gli opportunisti non durano a lungo.” Ma, gli chiede il giornalista, “lei non era renziano?” E Genovese risponde: “Sì ho votato Renzi e non so se ho sbagliato in quel determinato momento. Certo allora tutto appariva all’insegna del cambiamento. Guardi già da allora c’era una parte del PD con i piedi ben saldi per terra, riflessiva, attenta ai mutamenti ma soprattutto consapevole degli effetti che interventi forti potevano creare all’apparato dello Stato e delle conseguenze di essi sul popolo italiano.

Era ed è una parte saldamente istituzionale e coerente.  L’operato di Renzi lo giudico alla stessa maniera di come lo giudicano gli italiani, dopo la sbornia del primo momento.” “Il nostro presidente – ha aggiunto Genovese – è una macchina elettorale permanente. Tira su tutto e poi molla un po’. L’ipocrisia e l’opportunismo, comune alla più becera ambizione, sono il frutto di una formazione che punta al raggiungimento di obiettivi solo personalistici, facendo di contro apparire il totale disinteresse per la crescita esponenziale di sé. L’innovazione è una cosa seria. Si possono condividere delle scelte drastiche o avversarle, ma la coerenza è d’obbligo a certi livelli. A mio parere, si è di fronte alla esaltazione di una forma di “bullismo”. Sul caso Azzollini non ho dubbi perché sono convinto che bisogna partire dal principio costituzionale della presunzione di innocenza e in questo senso è dell’idea che sia da limitare al massimo la carcerazione preventiva.

In questo senso, il caso Azzollini, anche visto da chi ha sperimentato sulla propria pelle l’autorizzazione a procedere e le sue conseguenze, appare significativo come spia dei contrasti crescenti all’interno del partito democratico su una leadership in cui l’elemento personalistico appare di gran lunga quello prevalente al di là dei contenuti e delle scelte più o meno accettabili dell’ex sindaco di Firenze.” Le due vicende che riguardano personaggi di non scarso rilievo a livello parlamentare sono un segno significativo della mutazione antropologica che ha investito ormai anche il partito maggiore del centro- sinistra e che di fronte alle scadenze non facili del prossimo autunno rischiano di rallentare o addirittura bloccare il cammino finora rapido del politico toscano.


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