Il lutto dei migranti, “dramma nel dramma”. E si ripensa l’accoglienza

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Ieri lo sbarco a Palermo tra l’emozione di volontari e operatori: 370 migranti superstiti dell’ultimo naufragio e 25 salme, tra cui bambini. Assistenza psicologica per i familiari delle vittime; una decina saranno accolti dalla Caritas. “All’Europa chiediamo dignità per i morti, ma volontà di accogliere i vivi”

 

L’arrivo dei migranti al molo Puntone
Palermo migranti superstiti con salme 1 - 6/08/2015

PALERMO – Un carico enorme di umanità sofferente fatta di volti gonfi dal dolore e stremati dalla stanchezza è quella  arrivata al molo Puntone a bordo de la Niamh, una nave della marina militare irlandese.  370 persone, di nazionalità bengalese, siriana e dell’Africa sub-sahariana, salvate in seguito al rovesciamento del loro barcone, che hanno visto la morte con gli occhi. Nei loro visi, stanchi e fortemente provati, il quadro dell’ennesima tragedia avvenuta a pochi passi dalla Libia. Il barcone, infatti, con cui stavano tentando di raggiungere l’Italia si è rovesciato quando le centinaia di disperati che vi erano ammassati hanno visto le imbarcazioni di soccorso. 25 sono, per il momento, i corpi morti recuperati, ma è molto probabile che in fondo al mare vi siano almeno altre centinaia di corpi.

Drammatico è stato il momento in cui alcuni genitori sono dovuti risalire sulla nave per il riconoscimento dei loro bambini morti prima di metterli nelle bare. Picchetto d’onore dei militari irlandesi al passaggio di ogni salma benedetta dal direttore della Caritas p. Sergio Mattaliano. I parenti delle vittime  sono una decina e verranno accolti dalla Caritas mentre per tutti gli altri ci saranno i trasferimenti in altre regioni. In moto come sempre tutta il sistema di accoglienza coordinato dalla prefettura.

L’accoglienza ai migranti
Palermo accoglienza migranti 2 - 6/08/2015

I profughi sono stati rifocillati dalla Caritas che ha provveduto per tutti a fornire le scarpe di cui tutti erano sprovvisti e gli indumenti. Oltre 40 i volontari impegnati al porto con la Caritas, tra parrocchiani della chiesa di Santo Curato d’Ars, giovani del campo Emmaus, cittadini palermitani e di altre regioni d’Italia e scout del gruppo Ragusa 1. Fra loro c’è Mattia che per il secondo anno conseguitivo ha deciso di prestare il suo servizio. “Purtroppo come nel precedente sbarco – racconta Mattia Morsetti di 23 anni con un forte accento del nord Italia – abbiamo accolto in canonica persone che hanno visto morire i propri familiari. Questa in questo momento è la missione della Caritas  cioè non più quella di accogliere tante persone ma di accogliere, accompagnandoli, chi ha subito dei lutti. Sono felice di potere condividere con loro ancora sofferenti e traumatizzati  anche alcuni momenti della loro giornata”.

L’arrivo di una delle salme
Palermo migranti superstiti con salme 1 - 6/08/20153

“Noi siamo qui da ieri dopo un cammino di 57 chilomemetri a piedi – dice la capogruppo Scout Emanuela Montemagno -. Siamo stati al San Carlo e Santo curato d’Ars dedicandoci a tutto campo a questi fratelli che hanno bisogno e che stanno molto male. Occorre impegnarsi molto per fare almeno ritornare il sorriso ai bambini e anche agli adulti”. Attivato tutto il supporto psicologico di operatori della Caritas, Asp per l’accompagnamento dei familiari delle vittime. “Considerato il numero dei familiari che hanno subito un lutto grave in mare, stiamo cercando di organizzare nel migliore dei modi il supporto psicologico – spiega la psicologa Anna Cullotta – anche iniziando una collaborazione con alcuni colleghi dell’Asp e di Medici senza frontiere in modo da ottimizzare tutte le nostre risorse a disposizione. Per questi ultimi sbarchi il cui dramma è molto forte perchè abbiamo bambini che hanno visto almeno un genitore morire e persone a cui è morto il coniuge, occorre lavorare insieme per fare superare loro questo dramma nel dramma”.

Palermo migranti superstiti con salme 3 - 6/08/20153

“Purtroppo siamo davanti all’ennesima tragedia – sottolinea Giovanna Di Benedetto di Save the Children – ed è ormai diventata quasi una conta quotidiana. Ben venga l’attenzione mediatica  e tutto il cordoglio per le vittime ma vorremmo la stessa attenzione anche per chi arriva, per i sopravvissuti che  cercano un futuro in Europa. L’unica risposta che si può dare è quella di non chiudere le porte al futuro di queste persone. Per evitare queste tragedie bisogna ancora fare di più sia nei paesi di transito che di destinazione aprendo una volta e per tutte le vie legali di accesso per l’Europa”.

“La macchina dell’accoglienza è quella di sempre fatta di grande dedizione e dell’impegno e della buona volontà di tutti – dice il prefetto Francesca Cannizzo -. La gran parte di loro saranno trasferiti nelle regioni della Lombardia, Veneto, Campania ed Emilia Romagna. Rimarranno nei centri della Caritas soltanto i familiari delle vittime”. “Il genocidio continua – afferma rammaricato il sindaco Orlando.  Queste morti hanno un unico responsabile che è l’Unione europea. Queste morti verranno consegnate alla storia con tutto il loro carico di egoismo  e di chiusura europea. Palermo sta dando il meglio di sè ma purtroppo non basta. Guardando tutta la solidarietà e l’impegno dei palermitani al porto e dopo il porto io credo che l’Europa dovrebbe vergognarsi”. “Ancora non si è capito – afferma commossa l’assessore Agnese Ciulla – che non si tratta di un flusso di migranti ma di una emergenza umanitaria vera e propria. Se questo l’Europa non lo capisce continueremo ad accogliere morti. All’Europa chiediamo dignità per i morti ma volontà di accogliere i vivi.(set)

Da redattoresociale


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